In Italia si contano ad oggi circa 46 milioni di Buoni fruttiferi postali ancora in essere per un controvalore di 334,8 miliardi di euro. Una forma di investimento che attira ancora un numero enorme di italiani, perché considerata sicura e affidabile, garantita da un ente solido come Poste Italiane. Le regioni del Mezzogiorno sono quelle più affezionate ai buoni fruttiferi: basti pensare che il Molise conta oltre 778mila buoni fruttiferi postali in essere, in media 2 buoni per ogni abitante. La Campania registra 12 milioni tra libretti di risparmio e buoni fruttiferi attivi, con Avellino che segna addirittura 3,26 buoni pro-capite. In Lombardia, la regione più popolosa d’Italia, i buoni fruttiferi attivi si fermano a quota 5,7 milioni. Di rilievo anche il dato della Sardegna con un totale regionale che supera le 850.000 sottoscrizioni con il primato detenuto dal Sud Sardegna (251.807 unità), seguito dalla provincia di Sassari (180.580), dalla città metropolitana di Cagliari (171.556) e dalla provincia di Oristano (153.107). A chiudere la classifica la provincia di Nuoro con 95.001 Buoni fruttiferi attivi.
“Oggi circa 347mila Buoni fruttiferi collocati da Poste Italiane, per un ammontare complessivo di 404 milioni di euro, sono caduti in prescrizione, rischiando di far perdere tutti i risparmi a oltre 30mila sottoscrittori – denuncia Giorgio Vargiu Presidente di Adiconsum Sardegna – Si tratta di Buoni che si sono prescritti pregiudicando il diritto dei risparmiatori a ottenere non solo i rendimenti promessi, ma anche la restituzione del capitale versato”. Proprio su tale vicenda Poste Italiane, a seguito di esposto di Adiconsum Sardegna, è stata sanzionata dall’Antitrust con una multa da 1,4 milioni di euro.
Ma le criticità dei Buoni Fruttiferi Postali sono molteplici, e riguardano anche i problemi dei buoni della serie “Q/P” e l’applicazione della ritenuta d’imposta che la società Poste addebitava anno per anno e che invece per legge doveva essere applicata solo alla data in cui i buoni venivano rimborsati, prassi questa che determina un danno economico ingente ai risparmiatori, attraverso una riduzione dell’importo da liquidare agli investitori.