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Banca d’Italia, indagine sulla spesa delle famiglie 

La stima della spesa riflette sia gli effettivi comportamenti dei correntisti (i quali possono aumentare o diminuire il proprio ricorso ai servizi collegati al conto) sia le condizioni concretamente applicate dagli intermediari. 

Nel 2023 la spesa di gestione dei conti di tipo tradizionale è stata pari a 100,7 euro, 3,3 euro in meno rispetto al 2022; è la prima diminuzione dopo sette aumenti consecutivi. 

La diminuzione è attribuibile per l’80 per cento alle spese fisse e per la parte restante alle spese variabili. 

La diminuzione delle spese fisse è legata ai più bassi canoni, quella delle spese variabili alla minore operatività; le commissioni sui pagamenti e sui prelievi di contante sono rimaste pressoché invariate. 

La spesa di gestione dei conti online, non riferibili a sportelli bancari, è diminuita di 4,8 euro, attestandosi a 28,9 euro; il calo è derivato principalmente dalla minore proporzione di clienti assoggettata al pagamento del canone di base. 

La spesa di gestione dei conti postali è invece cresciuta per il secondo anno, passando da 59,6 a 67,3 euro; l’aumento è in larga parte attribuibile alle spese variabili, cresciute di 6,5 euro per effetto di un aumento generalizzato dell’operatività. 

La spesa media ponderata per le tre tipologie di conto corrente si attesta a 87,8 euro. Per i conti collegati a contratti di apertura di credito in conto corrente, la commissione per la messa a disposizione dei fondi è stata pari in media all’1,7 per cento del credito accordato, come nell’anno precedente. 

La commissione media di istruttoria veloce applicata sugli sconfinamenti è diminuita da 16,4 a 13,7 euro. 

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