La Banca d’Italia il potere di vietare o limitare la commercializzazione, la distribuzione o la vendita di strumenti finanziari (cosiddetto “potere di intervento sui prodotti”, o product intervention power) per preservare la stabilità del sistema finanziario nazionale.
Al fine dell’eventuale esercizio del potere di intervento, la Banca d’Italia svolge regolarmente analisi e valutazioni sui rischi per la stabilità finanziaria che possono derivare dagli strumenti finanziari in circolazione in Italia sulla base di uno specifico quadro giuridico, analitico e metodologico, che viene periodicamente aggiornato e affinato.
Analisi e valutazioni più recenti
Sebbene i rischi per la stabilità finanziaria che possono derivare da queste categorie di titoli appaiano al momento contenuti, occorre ricordare che i certificates possono esporre i detentori a rilevanti perdite al verificarsi di scenari avversi, la cui probabilità di realizzazione è di difficile valutazione. Il forte aumento dei certificatesin circolazione avvenuto nel 2023 (di 20 miliardi, a 75) è principalmente riconducibile alle categorie meno rischiose – quelle a capitale totalmente o parzialmente protetto (in aumento di 15 miliardi, a 45) – e a quelli yield enhancement (cresciuti di 3 miliardi, a 24), che possono ottenere rendimenti superiori a quelli di mercato ma non offrono protezione sul capitale investito. Le famiglie detengono la maggior parte dei certificates (53 miliardi alla fine del 2023, da 37 alla fine del 2022), pari al 5 per cento del valore del totale dei titoli da esse detenuti.
I titoli complessi
Alla fine del 2023 in Italia erano in circolazione titoli di debito per un valore pari a 2.754 miliardi, di cui il 12 per cento (339 miliardi) era rappresentato da strumenti che possono essere considerati complessi . Tra questi, quelli potenzialmente più rischiosi per la stabilità finanziaria erano i titoli derivanti da cartolarizzazioni (che rappresentavano il 38 per cento dei titoli complessi, 127 miliardi) e i certificates (22 per cento, 75 miliardi; .
Nel 2023 si è osservata una forte crescita dei certificates (36 per cento), mentre sono aumentati solo lievemente i titoli connessi con le cartolarizzazioni. Alla fine del 2023 l’ammontare di titoli di debito complessi detenuti direttamente dalle famiglie era di 70 miliardi, in crescita di 20 miliardi rispetto a un anno prima, e pari al 16 per cento del totale dei titoli di debito da esse detenuti. L’aumento è principalmente riconducibile ai certificates (cresciuti di circa 16 miliardi, a 53), che sono i titoli complessi più diffusi tra le famiglie .
Le cartolarizzazioni
Alla fine del 2023 il volume dei titoli derivanti da operazioni di cartolarizzazione era pari a 128 miliardi, un livello inferiore ai massimi raggiunti nel 2012. L’aumento in corso dal 2017 è connesso principalmente con l’attività di cessione di sofferenze da parte delle banche. Inoltre, la quasi totalità dei titoli associati alle cartolarizzazioni ed emessi da special purpose vehicle (Spv) residenti sono di tipo tradizionale e sono acquistati da investitori professionali; più del 75 per cento del valore delle tranche delle cartolarizzazioni emesse da Spv residenti sono di rango senior . I certificates – Il nozionale di certificates in circolazione in Italia è aumentato significativamente nel 2023 (di 20 miliardi, a 75). Il valore di questi strumenti può subire ampie variazioni, anche maggiori di quelle delle attività sottostanti, in particolare in condizioni di mercato sfavorevoli. Tuttavia, l’aumento (di 15 miliardi, a 45) è principalmente riconducibile alla categoria meno rischiosa, ovvero quella che offre una protezione del capitale (parziale o totale) se lo strumento è detenuto fino alla scadenza. Quest’ultima categoria costituisce anche la maggior parte dei titoli in circolazione (60 per cento), seguita dai certificates yield enhancement (32 per cento) – che permettono di ottenere rendimenti superiori a quelli di mercato ma non offrono la protezione del capitale – e dai leverage certificates (3 per cento), la tipologia più rischiosa. Le famiglie italiane possiedono la maggior parte dei certificates in circolazione in Italia (il 70 per cento alla fine del 2023), ma il peso sul valore del totale dei titoli da loro detenuti è contenuto (5 per cento).
I rischi per la stabilità finanziaria
Ciò non toglie che i detentori di certificates siano esposti al rischio di perdite significative al verificarsi di scenari sfavorevoli. I derivati complessi – Circa il 4 per cento degli strumenti derivati con controparti italiane si può considerare complesso.
Tra questi prevalgono le swaptions e i credit default swaps, mentre sono poco diffusi gli altri tipi di derivati complessi Alla fine del 2023 il valore nozionale totale dei derivati complessi (pari alla somma di posizioni lunghe e corte) era pari a circa 550 miliardi, un livello inferiore a quello osservato un anno prima . L’ammontare storicamente contenuto dei derivati attualmente in circolazione in Italia fa ritenere che al momento non ci siano significativi rischi per la stabilità finanziaria connessi con questi strumenti.