È quanto evidenzia la Corte dei conti nella relazione approvata dalla Sezione controllo enti, che ha esaminato la gestione 2023 di Poste Italiane spa.
Sono pari a 9.627 milioni i costi totali sostenuti nell’esercizio (erano 8.977 nel 2022), anche per effetto dei maggiori oneri derivanti da operatività finanziaria (+418 milioni), legati all’innalzamento della curva dei tassi di interesse e all’aumento del costo del lavoro (+372). La dinamica dei ricavi e dei costi ha portato a un risultato operativo e di intermediazione di 1.528 milioni di euro, a fronte dei 1.076 riferiti al 2022. A livello di Gruppo, i risultati 2023 evidenziano un utile di 1.933 milioni, in crescita del 22% sui 1.583 dell’anno precedente.
Salgono da 751 a 780 milioni gli investimenti industriali, destinati sia alla trasformazione a operatore logistico completo, con il potenziamento delle infrastrutture tecnologiche e della rete logistica, sia alla transizione verso la carbon neutrality al 2030, mediante il rinnovo della flotta recapito con mezzi a bassa emissione e l’uso progressivo del fotovoltaico per l’approvvigionamento energetico.
Con l’approvazione del decreto del Consiglio dei ministri avvenuta il 17 settembre 2024, specifica la Corte, l’alienazione di una quota di Poste Italiane dalla partecipazione complessiva detenuta dal Mef garantirà comunque il livello della partecipazione statale (in via diretta o indiretta) oltre la soglia del 50%.
Le due operazioni, infine, deliberate nel 2025 dal CdA di Poste Italiane – una, di acquisizione del 9,81% delle azioni ordinarie di Tim da Cassa depositi e prestiti e, l’altra, di acquisizione da Vivendi di azioni ordinarie pari al 15% del totale delle stesse e al 10,77% del capitale sociale di Tim – renderanno Poste il maggiore azionista della società di telecomunicazioni, con una partecipazione detenuta in Tim pari al 24,81% delle azioni ordinarie e al 17,81% del capitale
sociale.