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Convegno di Confassociazioni “Lavoro, rappresentanza e welfare: la voce delle donne”

Confassociazioni, in occasione della Giornata Internazionale della Donna, ha organizzato un evento. La scelta della Confederazione delle Associazioni Professionali, è stata quella di analizzare in un convegno da titolo “Lavoro, rappresentanza e welfare: la voce delle donne” tutte le problematiche, ma non meno anche le soluzioni che interessano il mondo femminile.

Dai lavori del Convegno, vanno riportati dei passaggi di sicuro interesse per la collettività. I dieci punti fondamentali:

  • ancora molte donne devono rinunciare a svolgere una professione per la quale si sono impegnate in anni di studio, perché obbligate a scegliere tra la carriera e il desiderio di formare una famiglia. Tanto che oggi il tasso di occupazione femminile arriva ad un magro 51%, diversamente da Paesi come la Germania e il Regno Unito, dove il tasso occupazionale femminile è al 75%, o alla Francia dove è al 69%;
  • solo il 27% dei bambini di madri lavoratrici frequenta gli asili nido, come risulta dai dati ISTAT perché spesso le rette sono molto alte e le madri non trovano conveniente portarvi i loro figli; piuttosto preferiscono rinunciare al lavoro. Dati che si sono analizzati anche alla luce del rapporto BES – Benessere Equo e Sostenibile, per quanto riguarda i servizi necessari per implementare l’indice demografico italiano;
  • il bonus babysitter istituito il 17 marzo 2020,con il cosiddetto decreto Cura Italia, non ha avuto i risultati sperati perché i requisiti per potervi accedere sono limitativi per la maggior parte delle madri;
  • in Italia l’impiego delle donne nell’economia nazionale, a differenza di quanto accade in altri Paese, non è percepito come un’opportunità di crescita per l’intera nazionale;
  • leggi come la Golfo-Mosca o la più recente che ha introdotto la Certificazione della Parità di Genere non devono essere viste come un puro adempimento a delle norme, ma come una risorsa che può condurre l’Italia ad un aumento di 7 punti percentuali del PIL nazionale;
  • negli anni sono stati numerosi gli interventi a livello privato per favorire il lavoro delle donne. Ad esempio, la Fondazione Bellisario ha istituito il Premio “Donne che fanno la Differenza” che ha portato in 35 anni ad assegnare a 600 donne la Mela d’Oro. Mentre la FIDAPA BPW Italy, forte dell’esempio della sua fondatrice Maria Castellani che si laureò in matematica alla fine degli anni ’20, materia che oggi definiamo STEM, sostiene varie iniziative proprio per incentivare le giovani ragazze a scegliere lauree STEM, quelle che consentono di trovare più facilmente un impiego. Da Prodomed è stato messo in evidenza il valore aggiunto di fare rete tramite progetti rivolti all’imprenditoria femminile capaci di coinvolgere donne dei diversi Paesi Mediterraneo e di abbattere i tassi di interesse per agevolare quest’ultime ad usufruire dei finanziamenti bancari;
  • le donne, a differenza degli uomini, hanno ancora difficoltà a fare squadra ed a lottare per un obiettivo comune come quello di difendere i propri diritti, molte sono omertose e non hanno il coraggio di farsi sentire, accettano incarichi part-time, spesso mal retribuiti o lavori in nero pur di sostenere le spese familiari;
  • è necessario che l’INPS si adoperi per riconoscere anche alla donna lavoratrice autonoma la stessa indennità concessa alla lavoratrice dipendente quando denuncia la violenza subita e decide di intraprendere un percorso di sostegno psicologico. Non ci possono più essere “donne violentate di seie A e di serie B”;
  • implementare i fondi previsti dalla Missione 5 del PNRR e per la certificazione della parità di genere nelle aziende, così come una più attenta applicazione, da parte delle amministrazioni pubbliche di un bilancio più attento alle esigenze delle donne, nei fatti applicare concretamente il “bilancio di genere”;
  • agevolare in ambito lavorativo la flessibilità, l’inclusione, il welfare aziendale e la rappresentanza nei livelli apicali, come strumenti chiave per migliorare la qualità della vita delle donne.

In definitiva, se vogliamo che la parità di genere sia effettivamente applicata è necessario con tenacia dare seguito a quel famoso all’Art. 3  della nostra Costituzione, voluto fortemente non solo dai nostri patri ma anche dalle nostre madri costituenti e che recita: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.

 

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