Secondo Esg Day per UniCredit, intitolato “A challenged future: choosing the path ahead”. L’evento, della durata di un giorno, ha visto la partecipazione di più di 13.000 persone, online o in presenza, in dieci diverse sedi europee.
Hanno preso parte clienti, partner, dipendenti e altri stakeholder, insieme a un gruppo di autorevoli esperti Esg, partecipando a una serie di discussioni significative che hanno coperto l’intero spettro delle tematiche Esg.
Tra i messaggi principali emersi dall’evento, è stata sottolineata la necessità di essere “brutalmente realistici” riguardo allo scenario ambientale attuale. A più di trent’anni dalla pubblicazione del Rapporto Brundtland nel 1987, l’economia globale dipende ancora per circa l’80% dai combustibili fossili – un 80% applicato a una domanda energetica mondiale in costante crescita. Questo problema è aggravato dal continuo degrado della biodiversità e dei pozzi di assorbimento del carbonio.
Il discorso introduttivo dei fondatori del Progetto Tlon ha ripreso il tema dello scorso anno del “cathedral thinking”, incoraggiando però anche una mentalità da giardiniere: comprendere che tutto è interconnesso e che ogni azione ha conseguenze a lungo termine. È fondamentale abbandonare l’idea di controllare la natura, passando invece a una logica di collaborazione con essa.
La prima sessione
dal titolo “Il dilemma sociale: come il cambiamento climatico e la tecnologia stanno rimodellando la società?”, ha riconosciuto la componente “S” come leva fondamentale per una transizione giusta ed equa. I panelist hanno anche evidenziato l’eco-ansia come un fenomeno da canalizzare in azioni concrete all’interno della comunità per costruire resilienza. Le aziende, in questo contesto, devono definire valori ecologici chiari che riflettano quelli dei loro lavoratori.
La seconda sessione
“Un gioco a somma zero? Risolvere i trade-off della sostenibilità” ha messo in luce la necessità di gestire interessi contrastanti nella transizione, con azioni significative che spesso richiedono un delicato equilibrio tra questioni ambientali, sociali e di biodiversità. Non esiste una soluzione unica per questa complessa situazione; le aziende dovranno adottare un approccio sfaccettato, considerando i propri contesti unici e complessi per guidare progressi graduali con una governance chiara. Come hanno sottolineato i panelist, è importante essere realistici su ciò che viene sacrificato e per quale scopo.
La sessione finale
“Il cammino da percorrere: dalla responsabilità alla capacità di rispondere”, si è concentrata sui passi pratici da compiere di fronte a queste sfide, evidenziando l’importanza di stabilire modelli e approcci alternativi per promuovere modi più sostenibili di fare impresa. Tra gli esempi, sono stati citati fornitori di servizi in grado di tracciare i comportamenti dei consumatori e offrire incentivi come prezzi migliori a chi adotta pratiche sostenibili. Un approccio simile potrebbe essere applicato agli investitori, premiando con migliori rendimenti i creditori che contribuiscono agli obiettivi di sostenibilità delle aziende.
L’evento ha inoltre rappresentato l’occasione per il lancio ufficiale del filone dedicato ai lavoratori nell’ambito del programma Skills for Transition di UniCredit. Questo progetto offre formazione strategica alla forza lavoro delle aziende che si prevede saranno impattate dalla transizione verde, aiutandole a sviluppare le competenze necessarie per affrontare le richieste di un ambiente in evoluzione, generando al contempo un impatto sociale misurabile.
Interamente finanziato da UniCredit, il programma coinvolge sei Paesi del Gruppo: Italia, Germania, Bulgaria, Repubblica Ceca, Slovacchia e Romania. Offre percorsi di apprendimento specifici tramite una piattaforma digitale, con contenuti disponibili nelle lingue locali dei lavoratori, garantendo così un accesso inclusivo e mirato.