Nei suoi approfondimenti, l’Ufficio studi della Cgia mette in evidenza un aspetto: tra lo Stato e i contribuenti, l’aggravio economico delle “distorsioni” provocate dalla Pa agli italiani ha una dimensione nettamente superiore alle mancate risorse che i contribuenti disonesti decidono di non versare all’erario.
Le stime del Mef sull’evasione degli autonomi
Il Ministero dell’Economia e delle Finanze viene spesso citato per le stime ufficiali sull’evasione: 84,4 miliardi di euro il tax gap delle entrate tributarie presenti nel Paese (media del periodo 2018-2020). Entrando nel dettaglio di questa analisi, la tipologia di imposta più evasa sarebbe l’Irpef in capo al lavoro autonomo, per un importo pari a 31,2 miliardi di euro che corrisponde ad una propensione al gap nell’imposta che da anni sfiora stabilmente il 70 per cento. Questo vuol dire, secondo gli estensori di questa elaborazione, che poco meno del 70 per cento dell’Irpef non sarebbe versata all’erario dai lavoratori autonomi. Non entriamo nel merito della metodologia di calcolo utilizzata, ma ci limitiamo a dimostrare l’“inattendibilità” di questo risultato. Secondo le dichiarazioni dei redditi dei lavoratori autonomi in contabilità semplificata del Nord (praticamente artigiani e commercianti) hanno dichiarato mediamente 33 mila euro lordi nell’anno di imposta 2021.
Il 70% non ha dipendenti
Segnaliamo che oltre il 70 per cento di queste partite Iva è composto dal solo titolare dell’azienda (in altre parole lavora da solo o, al più, assieme a un collaboratore familiare). Bene. Se, come sostiene il Mef, queste attività evadono quasi il 70 per cento dell’Irpef, quanto dovrebbero dichiarare se fossero ligi alle richieste dell’erario? Il 130 per cento in più, ovvero quasi 76 mila euro all’anno. Ora, come possono “raggiungere” nella realtà una soglia di reddito così elevata se la stragrande maggioranza lavora da solo, quindi è poco più di un lavoratore dipendente, e al massimo può lavorare 10-12 ore al giorno, senza contare che durante questa fascia oraria deve rapportarsi anche con i clienti, con i fornitori, con altre aziende, con il commercialista, con la banca, con l’assicurazione e come tutti i comuni mortali può infortunarsi, ammalarsi, etc., etc.?
Non sono i nuovi “affamatori del popolo”
Ovviamente, nessuno può nascondere che anche tra i lavoratori autonomi ci siano delle sacche di evasione che vanno assolutamente debellate. Tuttavia, altra cosa è sostenere che in media gli artigiani e i commercianti evadono il 70 per cento del loro reddito. Sebbene calcolato in modo molto raffinato, quando lo “mettiamo a terra”, questo assunto porta a conclusioni non “attendibili”.
Al Nord dichiarano il 33% in più dei colleghi del Sud
Osservando le dichiarazioni dei redditi per regione degli imprenditori individuali in contabilità semplificata (regime fiscale che coinvolge la grandissima parte degli artigiani e dei piccoli commercianti), le differenze reddituali sono evidentissime. Se, mediamente, al Nord si dichiarano 33 mila euro all’anno, al Sud solo 22 mila. Questo vuol dire che al Nord si dichiara il 33 per cento in più. Questa forchetta tende addirittura ad aumentare quando si analizzano le dichiarazioni dei redditi delle imprese individuali in contabilità ordinaria. Ovviamente questi divari sono sicuramente riconducibili alle diverse situazioni economiche e sociali presenti in queste due macro aree. Tuttavia, ha una rilevanza non trascurabile anche l’impatto dell’evasione fiscale di sopravvivenza che nel Mezzogiorno ha dimensioni importanti. In altre parole, il grosso dell’evasione fiscale in capo alle partite Iva va in massima parte ricercato nel Mezzogiorno, dove la precarietà e la marginalità di questi lavoratori riflette il forte disagio economico di questa ripartizione geografica. Analizzando i dati delle singole regioni, per quanto concerne le dichiarazioni dei redditi in contabilità semplificata, in Lombardia gli autonomi dichiarano 35.462 euro, in provincia di Trento 34.436 euro, in Veneto di 33.318 e in Friuli Venezia Giulia di 33.205 euro. Per contro, in Sicilia ci si attesta sui 23.946 euro, in Puglia sui 23.223 euro, in Campania sui 22.662 euro, in Basilicata sui 21.012 euro, in Molise sui 19.610 euro e in Calabria sui 19.551 euro. La media nazionale è pari a 29.425 euro.