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Fondo monetario internazionale prevede una crescita mondiale del 3% quest’anno

Una performance che rimane ben al di sotto della media del 3,8% annuo registrata tra il 2000 e il 2019. Tra le buone notizie degli ultimi mesi evidenziate dall’istituzione di Washington: l’annuncio da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità a maggio che la pandemia di Covid-19 non era più una “emergenza sanitaria globale”, il ripristino delle catene di approvvigionamento che hanno consentito il ritorno a prezzi normali del nolo marittimo, e i timori di una tempesta finanziaria causata dai fallimenti delle banche americane Silicon Valley Bank e First Republic che si sono dissipati.

Ma l’economia globale deve superare la minaccia dell’inflazione:escludendo prodotti alimentari ed energia, l’inflazione sta rallentando più lentamente di quanto previsto ad aprile, soprattutto nei paesi ricchi dove è stata rivista al rialzo per il 2023 e il 2024. Questa cosiddetta inflazione “core” non dovrebbe rallentare nemmeno nel 2023 in metà dei paesi del mondo. Grazie al calo dei prezzi dell’energia, l’inflazione globale è rallentata dall’8,7% al 6,8% tra il 2022 e il 2023. Fmi sottolinea che “la priorità nella maggior parte delle economie è perseguire la disinflazione garantendo al contempo la stabilità finanziaria”.

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