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Francia attrattiva in un contesto internazionale complesso. Intervista a Laurent Saint-Martin, Direttore Generale di Business France

Nominato Direttore Generale di Business France a gennaio di quest’anno, Laurent Saint-Martin è responsabile della gestione esecutiva dell’agenzia in Francia e all’estero. Grazie alla sua esperienza nel settore pubblico e privato, la missione di Saint-Martin è quella di attuare una strategia ambiziosa per sostenere l’internazionalizzazione dell’economia francese, assistendo le aziende esportatrici nel loro sviluppo internazionale, ricercando e accogliendo gli investimenti stranieri. Per quel che riguarda le relazioni commerciali con l’Italia, sono in atto numerose iniziative per sostenere investimenti, commercio e scambi bilaterali a sostegno all’innovazione tec­nologica, rivolti alle Pmi e alle start-up.  I volumi scambiati tra Francia e Italia  sono in con­tinuo aumento. Nella nostra intervista a Laurent Saint-Martin abbiamo affrontato i principali temi della macro e micro economia francese, insieme alle previsioni economiche di medio e lungo termine.

Il “Rapporto sugli investimenti internazionali in Francia”, pubblicato da Business France, conferma, anche per il 2022, la fiducia degli investitori esteri verso la Francia. Quali sono i numeri principali che emergono dal documento?

Il numero di progetti di investimento, 1.725, è in aumento del 7%, quello dei posti di lavoro creati o mantenuti, 58.810, in crescita di oltre il 30%. Nel 2022 la Francia si conferma il paese più attrattivo d’Europa per il 4° anno consecutivo: non si limita a resistere alle crisi ma registra un miglioramento laddove i principali paesi partner subiscono un calo. La nostra attrattività è mondiale. I progetti provengono da una sessantina di paesi nei cinque continenti. L’Europa è naturalmente in testa, ma quest’anno gli Stati Uniti hanno ripreso il primo posto in classifica; la Germania, con la sua seconda posizione, è il paese europeo che investe di più in Francia.  Un progetto su due consiste in un nuovo insediamento e circa 800 sono ampliamenti di attività esistenti. Sono dati significativi che spiegano quanto sia solida la fiducia degli investitori esteri nel futuro della Francia come destinazione degli investimenti!

Nel 2022 il paese è riuscito a mantenersi attrattivo in un contesto internazionale complesso. A chi va il merito?

Non è opera del caso, bensì di sforzi collettivi fatti nel tempo. I punti di forza della Francia sono ben noti: posizione geografica, dinamismo del mercato, vigore della creazione di imprese e dell’innovazione, competenza e produttività della manodopera, eccellenza delle infrastrutture, modello sociale e qualità della vita.  Negli ultimi sei anni abbiamo realizzato una serie di riforme che hanno migliorato in maniera significativa il contesto imprenditoriale. Si aggiungono anche i massicci investimenti nei settori di eccellenza e nella transizione ecologica, nel quadro del piano France 2030. Le esigenze delle aziende sono al centro della nostra strategia. Dal 2020 agevoliamo l’insediamento di unità produttive proponendo un centinaio di siti industriali chiavi in mano, ubicati in ecosistemi attrattivi; inoltre attiriamo l’interesse dei talenti internazionali grazie a procedure accelerate e a un regime fiscale per gli impatriati che è uno dei più interessanti d’Europa.

Nel 2022 il governo ha adottato un pacchetto di misure di sostegno alle imprese, riduzione del costo del lavoro e contenimento della pressione fiscale. Quali sono i risultati?

È il proseguimento della politica pro-business avviata in Francia nel 2017 sotto l’impulso del Presidente della Repubblica. Nel 2022 le norme per l’indennità per la disoccupazione sono state riviste ed è stato cancellato il contributo sul valore aggiunto, un’imposta che gravava sulle imprese. Queste misure si sono rivelate efficaci. Facilitano la creazione e lo sviluppo delle imprese attraverso la dematerializzazione e la semplificazione delle pratiche amministrative, consentendo una maggiore flessibilità nella gestione del personale e ampliando il campo della negoziazione in azienda. Inoltre, contribuiscono a migliorare la nostra competitività, abbassando il costo del lavoro e riducendo in maniera significativa le imposte, per esempio l’imposta sulle società è stata abbassata dal 33% al 25% e le imposte sulla produzione sono scese di 10 mld di euro l’anno. Infine, queste misure sono tese a rispondere al fabbisogno di occupazione delle imprese attraverso una serie di stimoli, che vanno dallo sviluppo della formazione alla riforma del servizio pubblico per l’impiego passando per l’aiuto all’inserimento dei giovani, il miglioramento della formazione continua, la preparazione delle competenze di domani o la riduzione delle difficoltà ad assumere.

In che cosa consiste il piano “France 2030”?

“France 2030” ha innanzitutto l’ambizione di affrontare con vigore le tre grandi sfide del paese: decarbonizzazione, innovazione e reindustrializzazione. E lo fa con un dispiegamento massiccio di risorse, un piano di investimenti di 54 miliardi di euro lanciato nel 2021 per accelerare il potenziamento delle filiere strategiche e far emergere i leader di domani. È un tema di sovranità nazionale. Il piano sostiene i nostri settori d’eccellenza – agroalimentare, sanità, automotive, aeronautico, spaziale –, le tecnologie digitali – AI, cloud, Industria 4.0, Big Data, cybersecurity – e i settori che favoriscono la transizione ecologica – energie decarbonizzate, trasporti ecosostenibili, riciclaggio dei rifiuti.  Aggiungo che il piano funziona tramite avvisi e bandi, ai quali le aziende estere possono partecipare tramite le loro attività insediate in Francia. Questo è il momento giusto per scegliere la Francia!

La Francia si conferma il principale paese di destinazione degli investimenti italiani in Europa nonostante gli effetti della pandemia e la crisi energetica?

Sì, e questo è anche un segno della fiducia che unisce le aziende dei nostri due paesi. Il 2022 è stato un anno record per gli investimenti italiani in Francia: il numero di progetti censiti – 139 – è aumentato del 45% e quello dei posti di lavoro creati o mantenuti – 2.656 – è cresciuto di pari passo. L’Italia rientra nuovamente nella top 5 dei paesi che creano progetti e posti di lavoro in Francia. Le tre principali regioni di destinazione di questi progetti sono Ile-de-France, Auvergne-Rhône-Alpes e Hauts-de-France. Circa la metà riguarda ampliamenti di attività e sono numerose anche le acquisizioni di aziende in difficoltà: l’Italia è all’origine dei due terzi dei 57 progetti di acquisizioni di questo tipo.  I settori di predilezione degli investitori italiani sono le attrezzature e i dispositivi medici – l’Italia è il primo investitore estero nel settore sanitario in Francia –, l’arredamento della casa, il tessile e l’automotive. Posso citare a titolo di esempio il progetto di Iveco Group, che ha lanciato un ingente piano di investimenti per sviluppare una nuova gamma di autobus elettrici nei suoi poli di R&S in Francia, con l’obiettivo poi di produrli a Rorthais, nella Nouvelle Aquitaine.

Infine,  Dr. Saint-Martin, le aziende francesi contano più di 1.800 insediamenti in Italia ed esistono numerosi partenariati. Oggi bisogna estendere questi partenariati alle start-up, che sono la chiave dell’innovazione?

Esistono molti accordi di cooperazione tra imprese francesi e italiane e sarebbe sicuramente opportuno estenderli alle start-up, che svolgono un ruolo essenziale per l’innovazione e la crescita dando vita a tecnologie innovative e nuovi mercati. Per incoraggiare questo genere di partenariati, Business France organizza incontri d’affari in occasione delle fiere internazionali e programmi di insediamento accelerato in Italia, che permettono di creare opportunità di collaborazione tra le start-up e i grandi gruppi o le PMI di entrambi i paesi. Anche la French Tech svolge un ruolo fondamentale in Italia. Riunisce oltre 100 start-up francesi e favorisce la cooperazione tra le giovani imprese dei due paesi, incoraggia gli scambi di competenze e di best practice e facilita l’accesso al finanziamento per gli imprenditori.

Adriana Caccia

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