Il frumento ibrido è stato oggetto di un incontro ad hoc organizzato da Rv Venturoli e Saaten Union, a Eima. Incontro portatore di un messaggio preciso: con la nuova genetica a disposizione e con macchine d’avanguardia le prospettive del frumento ibrido cambiano radicalmente. Presente sul mercato da diversi decenni non è mai decollato a causa di costi troppi elevati e di una certa discontinuità delle rese. Ancora oggi, pur in un contesto di progressiva crescita, la diffusione del frumento ibrido nel panorama nazionale è ridotta. Secondo una stima di Vittorio Venturoli, al vertice dell’omonima casa sementiera bolognese, in Italia siamo nell’ordine dei 12-15 mila ettari. Indicativamente in Europa le sementi di frumento ibrido hanno una quota ridotta, compresa fra il 2 e il 3%, che sale in Italia e in Francia attorno al 5%.
I nuovi materiali, il perfezionamento della tecnica agronomica e l’utilizzo di macchine innovative potrebbe far raddoppiare la quota nei Paesi a più largo utilizzo. Del resto, come hanno ricordato i genetisti di Saaten Union, sul fronte delle rese si è lavorato molto e per poter registrare un nuovo ibrido esiste un vincolo stringente: deve avere una resa media superiore del 2,5% a quella del materiale di partenza. Ad Eima, la casa sementiera Rv Venturoli ha presentato agli agricoltori le pratiche per una coltivazione efficiente, dall’affinamento accurato del terreno con profondità di semina non elevata (1,5-2) all’anticipo della semina con un investimento ideale di 150 semi/mq (nel caso di sodo incremento del 25% dei semi a mq), sino all’ frazionamento dell’apporto di azoto (2-3 interventi). Il problema del costo maggiorato dei semi di frumento ibrido rispetto al tradizionale dovrebbe essere limitato dal fatto che la genetica sta garantendo rese maggior anche sul fronte della produzione delle sementi, con una conseguente riduzione del prezzo d’acquisto per gli agricoltori.
Alcune prove effettuate quest’anno, particolarmente difficile dal punto di vista climatico, sono state presentate da Bruno Agazzani della Fondazione Negrini e hanno messo a confronto frumento tradizionale e ibrido, con aratura, minima lavorazione e semina sodo. Prove che hanno evidenziato come miglior combinazione possibile nel 2024 l’opzione frumento ibrido su minima lavorazione. Per far sì che la genetica possa esprimersi al meglio diventa strategica una meccanizzazione d’avanguardia, in primis nella fase di semina, particolarmente delicata per la coltura. «In questo scenario – evidenzia Sandro Battini di Kverneland Italia – siamo oggi in grado di proporre una seminatrice rivoluzionaria in grado di lavorare a 18 km/ha con una larghezza di lavoro fino a 6 metri».