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Gennaio 2023, al via la Presidenza svedese del Consiglio dell’Unione europea

di Jan Björklund Ambasciatore di Svezia in Italia

Il 1° gennaio 2023 la Svezia ha assunto la Presidenza del Consiglio dell’Unione europea in un momento difficile per l’Europa, caratterizzato da diverse crisi parallele: la brutale guerra di aggressione su vasta scala della Russia contro l’Ucraina, la crisi energetica, le gravi difficoltà economiche e la minaccia del cambiamento climatico. Era molto tempo che non dovevamo affrontare simili sfide.

Il compito principale della Presidenza svedese è lavorare nell’interesse dell’intera Unione. La competitività delle industrie europee, il sostegno all‘Ucraina, una risposta europea comune in materia di migrazione e la salvaguardia dei valori democratici e dello stato di diritto, dipendono da decisioni europee comuni e sono le priorità della Presidenza svedese.

Una presidenza non è sufficiente per fare un grande cambiamento. Ma il nostro obiettivo è rendere l’Europa un po’ più sicura, più verde e più libera.

Possiamo quando vogliamo. L’Unione Europea non è stata creata perché siamo sempre d’accordo. Al contrario, l’Unione esiste perché spesso la pensiamo diversamente. L’Unione è un modo per affrontare questo disaccordo attraverso il dialogo e il compromesso. Vogliamo risolvere i nostri conflitti al tavolo dei negoziati, non sul campo di battaglia come in passato.

Noi europei abbiamo imparato a nostre spese, nel corso di molte generazioni, che siamo deboli quando siamo divisi. Ma quando siamo uniti, siamo forti. Questo è il nucleo della nostra Unione, insieme siamo più forti.

Le priorità della Presidenza svedese

Primo: Sicurezza e libertà europee per l’Ucraina. Non dimentichiamo le migliaia di esseri umani che stanno morendo in guerra in questo momento. Quello a cui assistiamo è un orrore. La Russia bombarda deliberatamente i civili per creare terrore. E i coraggiosi ucraini difendono, non solo se stessi, ma anche noi, la nostra libertà e la nostra democrazia. L’aggressione russa non deve dare i suoi frutti. L’invasione è immotivata, inaccettabile e illegale. I responsabili dei crimini di guerra, compreso il crimine di aggressione devono essere ritenuti responsabili.

Secondo: la competitività dell’Europa. Un paio di generazioni fa, le aziende europee erano in concorrenza tra loro. Poi siamo stati abituati alla dura concorrenza del Nord America durante il XX secolo. Nel XXI secolo, stiamo anche affrontando una dura concorrenza dall’Asia. È nostra responsabilità garantire che anche l’Europa sia competitiva. Per il lavoro e il benessere in Europa, per noi, per i nostri figli e per le generazioni a venire.

Terzo: la transizione verde. Quest’inverno molte stazioni sciistiche hanno dovuto chiudere. Le notizie su siccità e inondazioni stanno diventando più comuni. A lungo termine, fermare il riscaldamento globale è una questione di sopravvivenza. Il piano per ridurre le emissioni del 55% entro il 2030 è fondamentale per raggiungere la neutralità di CO2 entro il 2050 e raggiungere gli obiettivi fissati nell’accordo di Parigi. La presidenza svedese intende fare la sua parte per rafforzare l’UE come capofila nella transizione verde.

In periodi di transizione industriale e tecnologica, i precursori hanno un vantaggio competitivo. Le aziende e le industrie europee stanno già guidando la transizione. I passi europei congiunti verso l’indipendenza dai combustibili fossili sono necessari non solo per la transizione verde, ma anche per la nostra sicurezza. Le aziende europee che forniscono soluzioni verdi saranno molto richieste a livello globale e possono contribuire a guidare la transizione verso un’economia circolare.

Quarto: democrazia e stato di diritto. Il nucleo della nostra unione sono i nostri valori fondamentali condivisi, il modello basato sulla libertà, la democrazia, il principio dello stato di diritto e i diritti individuali. Su questo non c’è spazio per i compromessi. Questa unione deve sempre lavorare contro i governi autoritari, è esattamente il motivo per cui è stata fondata l’Unione.

A queste priorità, permettetemi di aggiungere una questione attuale. Se vogliamo avere frontiere aperte dobbiamo anche, per quanto possibile, avere una visione comune sulla migrazione. L’Italia, non da meno, si pone spesso questo problema. Dobbiamo assumerci una maggiore responsabilità congiunta per la migrazione.

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