“La mobilitazione per il grano è un’azione di civiltà, equità sociale e di prospettiva per tutta quanta la filiera, dalla produzione all’industria fino al consumatore -ribadisce il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini-. Il prezzo del gasolio è nuovamente in salita, raggiungendo livelli insostenibili, tanto che le aziende stanno rinunciando alle lavorazioni meccaniche perché non possono lavorare in perdita. Dunque -aggiunge- una filiera equa e trasparente, che valorizzi il grano 100% italiano resta l’unica strada per non disperdere il grande patrimonio cerealicolo nazionale”.
Intervenuto a Bari, il presidente di Cia Puglia e vicepresidente nazionale, Gennaro Sicolo, spiega che “le navi stanno arrivando soprattutto da Romania, Malta e Turchia. La cosa strana è che Romania e Malta notoriamente non sono Paesi che esportano grano duro –sottolinea-. Inoltre, in Turchia il prezzo del prezioso cereale è regolato dal Governo ed è alto”.
Già ad aprile 2023, sottolinea Cia Puglia, secondo i dati ministeriali certificati e attendibili, l’import di grano duro ha raggiunto la quota necessaria alle industrie italiane della pasta.
Le 10 Richieste – Nel dettaglio gli interventi urgenti sollecitati a parlamentari pugliesi di tutti gli schieramenti e alla Regione Puglia:
- istituire una task force che verifichi nei porti, nave per nave, il Dna e la provenienza del grano importato;
- attivare una équipe che verifichi, presso le giacenze e i centri di stoccaggio cerealicoli ricadenti nei diversi territori comunali, il Dna e la provenienza del frumento immagazzinato;
- attivare, immediatamente, tutte le misure di “Granaio Italia”;
- rafforzare il sostegno alla produzione anche con contratti di filiera che abbiano in parte, come base di partenza, i costi medi di produzione definiti da un ente terzo (Ismea – Università);
- Ripristinare la Cun (Commissione Unica Nazionale) e attivare strumenti che certifichino i costi di produzione del grano duro;
- aumentare i controlli riguardo al reale rispetto dell’etichettatura 100% grano duro italiano rendendoli strutturali e continuativi;
- valorizzare la pasta 100% grano italiano anche attraverso adeguate campagne di promozione;
- aumentare i controlli e le verifiche nei porti e ai confini sulle importazioni di grano dall’estero;
- valutare l’ipotesi di una interprofessionale dei cereali, con una specificità per il grano duro, come strumento di modernizzazione del settore;
- incentivare la ricerca pubblica e privata per garantire miglioramento delle rese e delle qualità.
Rispetto ai valori massimi raggiunti nel giugno 2022, il prezzo del grano duro è sceso di quasi 200 euro a tonnellata. Continuando così, con il calo dei prezzi all’origine, l’aumento dei costi di produzione e il calo delle rese causato dalla siccità, si corre il rischio di un abbandono della produzione cerealicola da parte di molte aziende. Il trend della bilancia cerealicola non si arresta e il passivo già verificatosi nei primi due mesi del 2023 si consolida, portandosi nel primo trimestre dell’anno in corso a 1 miliardo di euro (per la precisione 1.014,6 milioni di euro) in peggioramento rispetto ai 798,4 milioni di euro del 2022.