I risultati di una recente indagine promossa su un campione di oltre 300 imprese europee, nordamericane e asiatiche con un fatturato di almeno 100 milioni di dollari, confermano come per il management aziendale la generazione di profitto sia tra le principali fonti di stimolo per fare investimenti Esg.
Solo il 15% dei partecipanti al sondaggio ritiene che l’impatto degli investimenti in sostenibilità sia principalmente quello della prevenzione del rischio.
Certo, non mancano le sfide e le difficoltà. Il principale ostacolo all’implementazione di strategie Esg, per i manager, è quello degli elevati investimenti richiesti: a menzionarlo son ben 7 dirigenti su 10. Scorporando il dato, le esigenze di investimento si collocano in cima alla lista delle sfide, con il 31% dei voti, davanti al conflitto tra pratiche sostenibili e obiettivi finanziari (28%), all’incertezza del quadro macroeconomico (25%) e allo scontro con il modello di business aziendale (24%).
Apparentemente meno significative, per i dirigenti interpellati, risultano questioni come la mancanza di leadership o lo scoglio delle competenze interne (19%).
Se l’elevato livello di investimenti necessario è inevitabilmente una fonte importante di preoccupazione, speculare, sul fronte dei sostegni necessari, è il fatto che l’84% degli intervistati ritenga il supporto degli investitori come fondamentale.
Un supporto che, del resto, sarebbe ben riposto: il 76% afferma che le misure di sostenibilità potrebbero comportare una riduzione del costo del capitale nel corso del prossimo quinquennio. Se, tuttavia, la consapevolezza delle opportunità offerte dalle strategie Esg per lo sviluppo dei modelli aziendali sembra essere penetrata all’interno delle organizzazioni, anche nelle realtà di maggiori dimensioni persistono alcune note stonate: solo il 37%, tra i partecipanti al sondaggio riferisce infatti che il proprio consiglio di amministrazione ha un expertise in materia di sostenibilità.
Altro capitolo è quello delle competenze: quasi sei intervistati su 10 (il 57%) ritengono che gli amministratori dovrebbero essere più informati sulle normative in tema di sostenibilità “aspetto richiesto anche dalla Direttiva europea sulla rendicontazione della sostenibilità aziendale Csrd (Corporate Sustainability Reporting Directive).
“La sostenibilità è il passaporto per fare azienda oggi”, dichiara Ada Rosa Balzan, founder, presidente e Ceo di Arb Sb
Il cambiamento culturale e di prospettive che sta coinvolgendo i grandi player del mercato globale riguarda anche le Pmi italiane, soprattutto quelle attive nella catena di fornitura di grandi aziende sono molto più sollecitate nell’intraprendere percorsi di sostenibilità in azienda.
Chi ritiene, infatti, che la sostenibilità sia qualcosa che non interessi queste realtà o che sia ancora vista come una sorta di oggetto misterioso dai nostri imprenditori è completamente fuori strada”. A confermare questa sensazione, del resto, è il rapporto
“La percezione dei temi Esg: momentum e sfide nelle Pmi Italiane”, realizzato dall’Osservatorio Nazionale sulla Sostenibilità delle Pmi Italiane della Ucl School of Management.
Da una survey sottoposta a 874 Pmi italiane emerge come il 79% degli imprenditori ritenga che le performance Esg siano positivamente correlate a performance e rendimenti finanziari di lungo termine, mentre il 52% è spinto alla trasformazione sostenibile “da opportunità più che da rischi”.
“Fondamentale – conclude Balzan – è il ricorso a realtà consulenziali serie, e con uno storico riconosciuto di anni su percorsi di sostenibilità, che sappiano indirizzare gli imprenditori verso un approccio etico e trasparente rispetto al loro percorso Esg oriented”.