Il Parlamento Europeo approva la Prima Direttiva Omnibus. Assirevi: il rinvio degli obblighi in materia di rendicontazione di sostenibilità, pur se comprensibile, mette a rischio l’uniformità e la comparabilità delle informative di sostenibilità delle imprese
Il rinvio degli obblighi di rendicontazione di sostenibilità previsto dalla Prima Direttiva Omnibus, approvata dal Parlamento Europeo, rischia di generare un fenomeno di rendicontazione volontaria non regolamentata, con potenziali ricadute negative sulla qualità e comparabilità delle informazioni fornite al mercato. È questo uno dei più significativi punti di attenzione evidenziati da Assirevi, l’associazione italiana delle società di revisione legale, sul provvedimento che ha posticipato di due anni gli obblighi d’informativa.
Per scongiurare questi rischi, Assirevi propone di prevedere per le società che decidano di predisporre una rendicontazione volontaria l’applicazione degli European Sustainability Reporting Standards (Esrs), oppure di altri standard ad hoc resi disponibili a livello europeo per questo tipo di rendicontazione o ancora di ulteriori principi che abbiano carattere di generale e diffusa accettazione a livello internazionale. Per facilitare gli operatori del settore sarà inoltre essenziale che il recepimento nazionale delle modifiche previste nella Prima Direttiva Omnibus avvenga rapidamente, in modo da fornire un quadro normativo chiaro alle imprese che, in base all’attuale disciplina di recepimento in Italia della Csrd, hanno, allo stato, l’obbligo di rendicontare a far data dal 2025.
Altra questione che la Prima Direttiva Omnibus lascia aperta – rimarca Assirevi – è quella degli incarichi già conferiti ai revisori dalle imprese di grandi dimensioni tenute alla rendicontazione di sostenibilità dall’esercizio 2025. L’Associazione raccomanda l’adozione di una norma che congeli la decorrenza di tali incarichi, consentendone la ripresa a partire dall’esercizio 2027 allorché l’obbligo avrà ripreso attualità.
Il prossimo passo del Parlamento Europeo sarà la discussione della Seconda Direttiva Omnibus. Questa Direttiva, pur perseguendo condivisibili obiettivi di semplificazione, al momento prevede, tuttavia, un significativo ridimensionamento dell’ambito di applicazione della rendicontazione di sostenibilità, limitandolo solamente alle imprese di grandi dimensioni con più di 1.000 dipendenti e riducendo, quindi, di circa l’80% il numero di aziende obbligate. Si tratta di una modifica sulla quale Assirevi ha sollevato riserve, sottolineando in particolare il fatto che resterebbero escluse plurime società quotate in borsa con numero di dipendenti inferiore alla soglia sopra richiamata e aziende non labour intensive ma con attività impattanti sulla sostenibilità. Da ultimo, Assirevi evidenzia che tale modifica porterebbe a rendere non più applicabile la Csrd – a partire dal 2027 – a numerosi enti di interesse pubblico (Eip) con più di 500 e meno di 1000 dipendenti, attualmente obbligati alla rendicontazione di sostenibilità, che hanno già rendicontato per il 2024 e dovranno continuare a farlo nel 2025 e nel 2026. Un ridimensionamento, in sintesi, che appare pertanto incoerente con gli obiettivi di fondo della Direttiva Csrd.
“Assirevi apprezza lo sforzo di semplificazione del pacchetto Omnibus. Con riferimento al rinvio di due anni occorre tuttavia considerare che numerose imprese – evidenzia il Presidente di Assirevi Gianmario Crescentino – erano già pronte ad adempiere agli obblighi della direttiva Csrd (Corporate Sustainability Reporting Directive) e con buona probabilità pubblicheranno in ogni caso report di sostenibilità a titolo volontario, non uniformi tra loro e privi di chiari riferimenti normativi. Questo scenario rischia di creare confusione tra gli stakeholder, minare la comparabilità dei dati e compromettere la rilevanza dell’informativa sulla sostenibilità nel suo complesso”.