Francesco al Campidoglio ricorda la storia dell’Urbe e chiede che la città continui a manifestare “il suo vero volto” accogliente, ospitale, generoso: l’enorme afflusso di pellegrini, turisti e migranti non sia visto come un aggravio; ogni problema di Roma “è il ‘rovescio’ della sua grandezza e, da fattore di crisi, può diventare sviluppo”. Il Pontefice ringrazia il Governo italiano per la “piena disponibilità” a collaborare con le Autorità ecclesiastiche per la buona riuscita dell’Anno Santo
La visita del Papa n Campidoglio avviene a sei mesi dall’apertura della Porta Santa che darà inizio al Giubileo, “evento di carattere religioso” ma che “potrà avere una ricaduta positiva sul volto stesso della città, migliorandone il decoro e rendendo più efficienti i servizi pubblici, non solamente nel centro ma favorendo l’avvicinamento tra centro e periferie” sottolinea il Pontefice nel suo discorso in Aula Giulio Cesare dinanzi ad assessori e consiglieri del Comune, autorità e, naturalmente, al sindaco Roberto Gualtieri.
La riflessione sul Giubileo 2025 che vedrà confluire a Roma migliaia di pellegrini e turisti è centrale pure nel discorso del Pontefice, che si snoda a partire dalla millenaria storia – quella più antica e quella più recente – della città.
Anche il prossimo Giubileo potrà avere una ricaduta positiva sul volto stesso della città, migliorandone il decoro e rendendo più efficienti i servizi pubblici, non solamente nel centro ma favorendo l’avvicinamento tra centro e periferie.
Collaborazione con il governo e l’amministrazione capitolina
Un avvenimento grande che è impensabile che possa svolgersi in sicurezza senza “l’attiva e generosa collaborazione” delle Autorità del Comune capitolino e quelle nazionali, dice il Papa, ringraziando “vivamente” anche “il Governo italiano per la sua piena disponibilità a collaborare con le Autorità ecclesiastiche per la buona riuscita del Giubileo, confermando la volontà di amichevole collaborazione che caratterizza i reciproci rapporti tra Italia e Santa Sede”.
Rapporti solidificatisi nel tempo, evidenzia ancora il Papa, richiamando l’epoca dell’Unità d’Italia quando “si aprì una nuova fase, nella quale, dopo i contrasti e le incomprensioni con il nuovo Stato unitario, nell’ambito di quella che venne denominata questione romana, si giunse, 95 anni fa, alla Conciliazione tra il potere civile e la Santa Sede”. Poi il Concordato, di cui quest’anno ricorre il 40° anniversario, che – sottolinea il Papa – “ha riaffermato che Stato italiano e Chiesa Cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani, impegnandosi al pieno rispetto di tale principio nei loro rapporti e alla reciproca collaborazione per la promozione dell’uomo e il bene del Paese”.