In occasione della Giornata Nazionale degli Alberi, Prospettiva Terra – progetto non-profit creato da aziende che hanno deciso di affrontare insieme il problema del riscaldamento globale – ha condotto uno studio in cinque grandi città italiane (Milano, Torino, Roma, Napoli e Palermo), per indagare il grado di conoscenza dei cittadini sul ruolo che gli alberi ricoprono nel contrastare e mitigare gli effetti del cambiamento climatico. Dall’indagine è emerso che 3 intervistati su 10 non sanno che gli alberi nelle città sono in grado di assorbire la CO2.
Quasi 3 intervistati su 4 (73%) sanno che gli alberi abbassano la temperatura laddove sono piantati, limitando la formazione delle cosiddette “isole di calore”. Quasi un italiano su 5 non sa che gli alberi sono in grado di mitigare gli effetti della pioggia intensa e limitare gli allagamenti, mentre 1 su 3 non sa che gli alberi nelle città sono in grado di assorbire la CO2. Questi sono solo alcuni dei dati emersi da un’inedita ricerca elaborata dalla divisione Annalect di Omnicom Media Group per Prospettiva Terra, il progetto non-profit fondato da Stefano Mancuso, accademico e divulgatore scientifico e da Marco Girelli, Ceo di Omnicom Media Group Italia – con la partecipazione di realtà quali McDonald’s, Henkel, Ricola, Acone Associati, Publitalia’80 ed il contributo di Pnat, come partner scientifico e Bam – Biblioteca degli Alberi di Milano, come Botanical Partner – con l’obiettivo di fare rete contro la crisi ambientale grazie agli alberi.
6 italiani su 10 affermano che le foreste molto estese nel mondo sono in grado di assorbire grandi quantità di CO2, consapevolezza che cala – a sorpresa – sul target dei giovani 18-24enni (58%), sempre attenti ai temi ambientali, rispetto a quello dei 55-64enni (65%).
«Sappiamo ancora troppo poco del nostro pianeta e questa ricerca ce lo dimostra – afferma il professor Stefano Mancuso – Il disastro di Valencia o le alluvioni in Emilia-Romagna e in Sicilia, tanto per citare i gravi fatti più recenti, ci impongono un’azione forte e non più rimandabile. Il 2024 sarà l’anno più caldo di sempre ed il primo con una temperatura media globale di 1,5 gradi sopra i livelli preindustriali. Per questo bisogna educare le persone, fare formazione e informazione su come proteggere il nostro pianeta e limitare i danni: questo è l’obiettivo di Prospettiva Terra, con cui stiamo costruendo un modello cooperativo e diffuso, simile alle reti vegetali, in cui delle imprese private decidono di farsi carico del futuro che ci aspetta, lavorando nell’unica direzione possibile, ossia la partecipazione diretta a progetti di innovazione scientifica».
3 abitanti su 4 dichiarano che nel proprio quartiere gli alberi sono molto o abbastanza diffusi (75%). Tuttavia, i dati sono molto diversi da città a città: a Torino e a Roma la percentuale è del 90%, a Milano dell’80%, a Palermo del 63% e a Napoli soltanto del 51%. In effetti, Torino ha la più alta percentuale della superficie comunale occupata da aree verdi (18,2%), mentre Palermo si ferma al 4,8%[3]. Inoltre, la percezione cambia anche in base alla zona della città in cui si vive: il dato è più forte man mano che dal centro (72%) ci si avvicina al semi-centro della città (75%), fino alla periferia (77%). In particolare, la percezione della forte presenza degli alberi cresce – anche fino al 30% – in periferia, mentre nelle aree centrali e semi-centrali si attesta intorno al 20%
Napoli e Palermo sono le città in cui gli alberi sono più desiderati (rispettivamente 93% e 87%). Sebbene nelle altre città gli alberi sono percepiti come più presenti, le percentuali restano alte: a Torino e a Milano la percentuale di chi vorrebbe più verde in città si attesta intorno al 75% e a Roma al 69%. L’altro dato molto rilevante è quello della posizione rispetto alla città: il desiderio di avere più alberi, senza differenze sostanziali tra nord, centro e sud, è molto più sentito nel centro della città (87%) rispetto al semi-centro (80%) e, soprattutto, rispetto alla periferia (68%) dove la presenza degli alberi è tipicamente più forte.
Scelta da oltre 6 italiani su 10, la quercia risulta essere l’albero che più di tutti, nell’immaginario collettivo, è in grado di contrastare gli effetti del cambiamento climatico, superando nettamente l’abete (39%) ed il pino (37%). Fuori dal podio sono i tigli (25%), i cipressi (24%) e i frassini (23%).
«Le piante sono vere e proprie macchine in grado di stoccare CO2 nei propri tessuti legnosi e assorbire alcuni inquinanti atmosferici, come il monossido di carbonio ed il particolato atmosferico – afferma Camilla Pandolfi, Ceo e R&d Manager Pnat – La farnia, ovvero la quercia più conosciuta (Quercus robur), è un albero in natura molto longevo ed è in grado di apportare numerosi benefici nell’arco della sua vita. Anche tigli e frassini sono in realtà molto performanti per quanto riguarda la rimozione degli inquinanti, grazie a particolari caratteristiche delle foglie e dei rami che permettono alle particelle fini di depositarsi sulla loro superficie, rimuovendole così dall’atmosfera. Non dimentichiamoci però delle specie sempreverdi (abeti, pini e cipressi) che, a differenza degli alberi caducifoglie, mantengono la chioma fogliata tutto l’anno e apportano notevoli benefici ambientali anche nei mesi in cui le altre piante sono meno attive, ovvero durante la stagione invernale».