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Italia-Germania: transizioni, nuove geografie di filiera e opportunità per le Pmi. Se ne è parlato a Bologna in una due giorni di networking

Piccola Industria Confindustria, Ahk Italien e Fondirigenti hanno organizzato, presso Bolognafiere,  l’evento “Italia-Germania: transizioni, nuove geografie di filiera e opportunità per le Pmi”.  Il convegno si è svolto nell’ambito di Farete la due giorni di networking, promossa e organizzata da Confindustria Emilia.
Negli ultimi anni i mutamenti in corso all’interno delle filiere e lungo le catene di approvvigionamento globali hanno subito un’accelerazione impressa dalla pandemia e dal conflitto russo-ucraino. E in questa nuova fase dell’economia mondiale è diventato centrale approfondire come stanno cambiando le geografie di filiera e le politiche di acquisto e approvvigionamento delle grandi industrie manifatturiere. 

E in questa ottica la Piccola Industria di Confindustria ha avviato un Confronto con i vertici del procurement di Grandi Gruppi appartenenti ai principali Paesi di esportazione dell’italia e operanti nei più Importanti settori di esportazione per le nostre Pmi. In una prospettiva triennale, che toccherà anche Stati Uniti e Francia, la prima tappa, organizzata oggi in collaborazione Ahk Italien – Camera di Commercio Italo-Germanica , si è concentrata sul principale partner commerciale dell’Italia, la Germania, anche per l’altissimo livello di integrazione delle economie delle prime due manifatture d’Europa.

L’obiettivo dell’incontro è, infatti, far comprendere quali opportunità si aprono per le Pmi italiane attraverso la voce dei responsabili degli acquisti di tre grandi imprese tedesche appartenenti ad altrettanti settori cruciali dell’interscambio Italia-Germania – automotive, macchinari e chimico-farmaceutico. Questi manager hanno illustrato, infatti, in quali direzioni si stanno muovendo per affrontare le sfide della doppia transizione digitale e green, in un contesto economico caratterizzato da alti tassi e da una situazione geopolitica segnata da tensioni crescenti.

L’interscambio Italia-Germania, si è accresciuto negli anni: un’interdipendenza reciproca che ha il suo fulcro proprio nel settore manifatturiero, che vale oltre la metà del valore totale degli scambi. Ha mostrato un legame solido superando ripetutamente i livelli record precedentemente fissati, l’ultimo nel 2022, con 168,5 miliardi di euro (Fonte: elaborazione AHK Italien su dati Istat). Un trend che ha continuato a crescere anche durante la pandemia e la guerra in Ucraina, dimostrando come esso non derivi né da effetti rimbalzo né unicamente da dinamiche inflattive, ma da un’interdipendenza strutturale. Guardando ai settori emerge come più della metà del valore totale dell’interscambio, storicamente, sia rappresentato da quelli manifatturieri. Commercio e manifattura reggono gran parte della presenza tedesca nel nostro Paese. Tanto nell’export quanto nell’import, siderurgia, chimico-farmaceutico, macchinari e mezzi di trasporto rappresentano il fulcro dei rapporti economici tra i Italia e Germania. Questi settori, inoltre, sono quelli dove più forte è la presenza di aziende italo-tedesche nei due Paesi, che alimentano spesso indotti significativi anche al di fuori dell’interscambio strettamente inteso.

L’inflazione e la recessione, tuttavia, evidenziano un parziale calo degli scambi in alcuni settori nevralgici dell’interscambio nel corso del 2023: si tratta di segnali che indicano una nuova fase di stress per le catene italo-tedesche, la terza in pochi anni. Un situzione che mette a rischio la crescita dell’interscambio e tutto l’ecosistema produttivo che questo alimenta, soprattutto per le piccole imprese. Nel periodo gennaio-maggio del 2023, il chimico- farmaceutico e la siderurgia hanno visto scendere i propri valori (a 11,81 miliardi di euro rispetto ai 14,95 del 2022 nel chimico farmaceutico e a 10,02 miliardi di euro rispetto agli 11,3 del 2022 nella siderurgia). In questo quadro, secondo l’Outlook Ahk di aprile 2023 il 48% delle aziende teme un calo della domanda, il 30% teme alterazioni alle catene di fornitura nei prossimi mesi. Mentre per il 76% delle imprese i rapporti economici tra Italia e Germanica sono un asset strategico per affrontare le sfide ecologiche e digitali che abbiamo di fronte, e il 56% ritiene che i rapporti tra i due Paesi vadano ampliati anche con un dialogo politico.

“Le catene del valore e la loro evoluzione sono da tempo al centro delle riflessioni di Confindustria proprio perché rappresentano un elemento di preoccupazione e una sfida strategica per le aziende nei prossimi mesi e anni – ha sottolineato il presidente della Piccola Industria di Confindustria Giovanni Baroni. Il 22 settembre prossimo presenteremo, infatti, la prima edizione del volume “Catene di fornitura tra nuova globalizzazione e autonomia strategica” a cura del Centro Studi Confindustria. Tutelare i rapporti Italia-Germania significa lavorare per vincere questa sfida e sostenere una parte rilevante del nostro tessuto produttivo: penso in particolare alle Pmi che spesso svolgono un ruolo cruciale nelle catene di fornitura. Per farlo è necessario implementare politiche industriali comuni: i due sistemi economici sono così interconnessi da rappresentare un unico ecosistema, e pertanto integrare strategie e soluzioni, soprattutto in materia ambientale e digitale, può essere cruciale per aiutare le imprese a far fronte a una nuova fase di stress senza rinunciare a lavorare su priorità non rimandabili, come la transizione ecologica”.

“L’interscambio italo-tedesco è in crescita costante e i due Paesi sono fortemente interconnessi – ha evidenziato Paolo Poma, vicepresidente Ahk Italien e Chief Financial Officer & Consigliere Delegato di Automobili Lamborghini SpA. “Con la pandemia e la guerra in Ucraina, abbiamo visto fenomeni di rientro delle catene del valore, che creano opportunità per le piccole e medie imprese italiane. Il contesto attuale, però, può mettere a repentaglio i nostri legami, ed è per questo che il dialogo, politico ma anche economico, tra i nostri due Paesi è fondamentale in questa fase, per innovare i nostri sistemi produttivi compiendo la transizione e conservando il nostro ruolo leader nella manifattura europea”.

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