Sulla base di un sondaggio condotto tra i senior executive delle principali aziende mondiali il rapporto stila una classifica dei 25 Paesi più attrattivi per gli Ide. All’interno di questa classifica l’Italia ha occupato l’undicesima posizione. Lo sottolinea il Kearney Foreign Direct Investment Confidence Index, un rapporto pubblicato ogni anno dall’omonima società statunitense di global management consulting.
L’indagine di quest’anno ha dimostrato ancora una volta la preferenza degli investitori per i mercati avanzati, che rappresentano 17 delle 25 economie selezionate dall’analisi. Si tratta comunque di un calo rispetto alle 19 dello scorso anno, a dimostrazione di una ripresa del grado di fiducia verso i mercati emergenti.
Al vertice della graduatoria, per il dodicesimo anno consecutivo, figurano gli Stati Uniti
Il Canada si conferma al secondo posto, mentre il Giappone arretra di quattro posizioni al settimo, probabilmente quale riflesso della recessione segnata nell’ultimo trimestre del 2023.
La ripartizione regionale mostra che l’Europa conserva la quota più ampia (10 Paesi rappresentati) dei 25 mercati di maggiore interesse benché il dato sia in calo rispetto alle 15 economie che erano presenti nel 2021. Al primo posto tra i Paesi europei c’è la Germania che però perde una posizione (dal 4° al 5° posto), al pari della Spagna (dall’8° al 9°) e del Portogallo (dal 14° al 17°); la Francia resta al 6° posto, come l’Italia all’11°. L’unica economia avanzata europea che segna un miglioramento è il Regno Unito (dal 5° passa al 4° posto). Fra le economie emergenti presenti nell’indice generale (otto, rispetto alle sei del 2023), la Cina guadagna quattro posizioni e si colloca al 3° posto. Significativi i passi avanti segnati dagli Emirati Arabi Uniti – dal 18° all’8° posto – e dall’Arabia Saudita – dal 24° al 14° posto – che raccolgono i frutti di riforme economiche e normative. Il Brasile, escluso lo scorso anno, rientra in graduatoria al 18° posto, mentre accedono per la prima volta all’indice Messico, Taiwan, Polonia e Argentina (tra il 21° e il 24° posto).
Più in generale, il rapporto offre una visione nel complesso molto favorevole sulle prospettive degli Ide. I risultati riportati, infatti, suggeriscono che l’ottimismo degli operatori rimane elevato e ha il potenziale per crescere ancora nei prossimi anni. L’88% degli intervistati ha dichiarato di avere intenzione di aumentare i propri investimenti diretti esteri nei prossimi tre anni, il 6% in più rispetto all’edizione dello scorso anno. Inoltre, l’89% – rispetto all’86% del 2023 – ha affermato di considerare molto importanti gli investimenti diretti esteri per la redditività e la competitività della propria azienda nello stesso periodo di tempo. Anche il giudizio sulle prospettive dell’economia mondiale è migliorato sensibilmente: solo il 29% degli intervistati (rispetto al 35% dello scorso anno) si ritiene “pessimista” su questo fronte.
Permangono preoccupazioni legate ad alcuni rischi che potrebbero condurre al ridimensionamento di tali investimenti. Da un lato, la maggioranza degli investitori ritiene che un aumento delle tensioni geopolitiche influenzerà le proprie decisioni di investimento e osserva che le aziende stanno assumendo chiare decisioni di “nearshoring” e “friend-shoring” come reazione a queste persistenti pressioni. Gli investitori prevedono, inoltre, che nel prossimo anno potrebbe affermarsi un contesto normativo più restrittivo sia nei mercati sviluppati sia in quelli emergenti. La proliferazione di politiche industriali, talvolta anche di stampo protezionistico, e il ricorso a misure commerciali restrittive, comprese quelle relative alle tecnologie emergenti, comporteranno, secondo questa analisi, quantomeno una maggiore complessità normativa, che gli investitori dovranno monitorare e rispettare in tutti i mercati.
L’edizione di quest’anno del rapporto ha poi esplorato le prospettive degli investitori sull’intelligenza artificiale (Ai) e la sua applicazione agli investimenti diretti esteri. Un significativo 72% degli intervistati afferma di fare un uso significativo o moderato dell’Ai nelle proprie operazioni aziendali, soprattutto per il servizio clienti e i chatbot, l’automazione dei processi manuali e il miglioramento delle catene di fornitura. Il 63% degli investitori afferma che la propria organizzazione aumenterà in modo significativo o moderato l’utilizzo dell’Aiper guidare le proprie decisioni di investimento, citando il risparmio in termini di costi o di efficienza e l’accuratezza del processo decisionale come i principali vantaggi che scaturiscono nei processi decisionali dal ricorso a tale tecnologia. Viene, inoltre, sottolineato come l’acquisizione di un vantaggio competitivo nell’uso dell’IA sarà determinata non solo dagli investimenti in capitale fisico ed umano, ma anche dal contesto normativo in cui essi verranno effettuati. La stragrande maggioranza degli investitori concorda sul fatto che le politiche e le normative sull’uso di tali tecnologie influenzeranno in modo significativo l’entità dei loro investimenti, sottolineando l’importanza che la regolamentazione riesca a tenere il passo con il ritmo di evoluzione dello sviluppo tecnologico.