Presentata a Roma l’analisi “La tentazione del tralasciare” a cura del Censis. Il presidente, Giuseppe De Rita: “recuperare quanti sono nella zona grigia dell’indifferenza”. Laura Lega (ministero dell’Interno): “a Roma c’è poca cittadinanza attiva. Tutti dobbiamo ritrovarci nel rispetto delle regole”
Dal dossier Censis “La tentazione del tralasciare”. Individualismo e autoreferenzialità caratterizzano la società contemporanea i cui componenti sono però soggetti estremamente fragili. L’indifferenza si ritorce contro sé stessa e l’unico vincitore sembra essere il peccato di omissione nei confronti degli impegni collettivi e, in fin dei conti, della promozione umana.
I temi dell’indolenza, della noncuranza, dell’attitudine a rimandare o a voltarsi dall’altra parte, caratterizzanti purtroppo la vita della capitale italiana, sono stati al centro della presentazione della ricerca Censis.
I dati della Ricerca Censis
A riflettere sulle possibili vie d’uscita dalla tentazione dell’indifferenza sono intervenuti il presidente del Censis Giuseppe De Rita e il capo dipartimento libertà civili e immigrazione del ministero dell’Interno Laura Lega. I
l punto di partenza è la fotografia scattata dalla Ricerca secondo la quale al 70 percento degli intervistati non piace la società in cui vive; al 32 percento non interessa far parte di una comunità, non se ne sente parte e non ne ha nostalgia. Il 48 percento, inoltre, percepisce di contare poco nell’ambiente in cui vive e crede che, tutto sommato, nella vita vinca la casualità. Tuttavia il 54 percento delle risposte proviene da chi sostiene di aver trovato un senso nella vita. Non manca l’ottimismo: il 65 percento degli interpellati – tra questi anche persone anziane – ritiene che il meglio debba ancora venire. È presente un’aspirazione a qualcosa di più alto: al 54 percento degli italiani manca qualcosa che i beni materiali non possono dare. È un vuoto che attende di essere riempito dalla dimensione spirituale. Significativo anche quanto emerge in merito ai rapporti con il prossimo: il 17 percento delle risposte ammette come l’egoismo abbia bloccato in passato il desiderio a fare del bene.
Senza intenzione non c’è cultura
Dalla convinzione che la relazionalità accresca l’individualità è scaturito il confronto svoltosi in Basilica. Accennando ai ricordi, di cui si è detto gelosissimo, relativi al rapporto di affetto con monsignor Riva, suo confessore dal 1955, Giuseppe De Rita ha posto al centro della riflessione il tema dell’intenzionalità. “Il cambiamento – ha detto – deve essere intenzionale. Nel 1974 ci prendemmo carico di avere un’intenzione e ci chiedemmo: Quale Chiesa siamo? Quale Chiesa vogliamo? Senza intenzione non c’è cultura. La molla dell’intenzione è ragionare con gli altri, convincerli, stare con gli altri. Don Clemente citava Emmanuel Lévinas sostenendo che il volto di Dio comincia dal volto dell’altro”. Senza intenzionalità dunque non si cambia e si resta nel vuoto secondo il presidente Censis.