Secondo il documento “Dinamiche economiche e migrazioni” del Centraal Planbureau (Cpb), think thank del governo olandese in ambito economico, la flessibilità del mercato del lavoro dei Paesi Bassi ha finora incoraggiato, soprattutto per ruoli poco qualificati, l’assunzione di lavoratori dall’estero grazie a contratti determinati e alla possibilità di ricorrere al licenziamento.
Questo vale soprattutto per settori quali l’agricoltura, la logistica e l’industria della carne. Secondo il Cpb, tale flessibilità sarebbe la motivazione principale dell‘arrivo di lavoratori stranieri in Olanda, anche più della buona previdenza sociale.
Il documento del think thank olandese associa la responsabilità di questa situazione non a motivazioni strutturali ma alla politica: le politiche economiche che influenzano la domanda di lavoro, infatti, possono avere un’influenza significativa sulla migrazione da e verso i Paesi Bassi.
Il documento lancia un avvertimento richiamando l’esperienza degli anni ’50, ’60 e ’70, durante i quali i lavoratori venuti dall’estero – grazie a politiche interessate a favorire l’immigrazione per occupazioni a breve termine – finirono per stabilirsi nei Paesi Bassi: negli anni successivi molti di loro ebbero difficoltà a trovare un nuovo lavoro in seguito alla chiusura delle industrie in cui trovarono il primo impiego, a causa della loro mancanza di istruzione.
Questo documento è importante in quanto inserisce nell’agenda politica il tema dell’immigrazione, inevitabilmente connesso a quello dell’economia, del lavoro e della manodopera poco qualificata.
Il governo recentemente eletto si troverà verosimilmente a ripensare sia la politica migratoria, che il modello di sviluppo economico per i Paesi Bassi, verso uno più orientato sull’alta specializzazione, anche dei lavoratori immigrati, che sarebbero numericamente di meno rispetto agli stranieri di cui l’economia olandese ha bisogno oggi. (Ice Bruxelles)