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Mercato “ampio” ovvero, società presenti in un indice contribuiscono in misura simile alla performance di quell’indice

Di recente il mercato azionario Usa rappresentato dal noto indice S&P 500 non si è comportato in questo modo, secondo le osservazioni di AllianzGi.

La maggior parte delle performance da inizio anno è stata realizzata da una manciata di aziende statunitensi a elevata capitalizzazione appartenenti per lo più al settore tecnologico, mentre il resto del mercato ha registrato un andamento laterale e solo nelle ultime settimane ha evidenziato una modesta tendenza al rialzo.

Che cosa significa questo per gli investitori? Una prima osservazione è che difficilmente questa situazione di mercato estremamente ristretto può durare a lungo. Partendo da questa assunzione, vi sono diversi scenari possibili: le grandi società tecnologiche potrebbero trainare anche il resto del mercato al rialzo, o invece il loro rally potrebbe interrompersi; a quel punto i titoli delle mega tech potrebbero tornare a muoversi in linea con il mercato o al contrario registrare forti correzioni. In ogni caso l’ampiezza del mercato potrebbe nuovamente aumentare in modo graduale e i segmenti trascurati potrebbero recuperare, per lo meno su base relativa.

Quel che succederà influenzerà inevitabilmente la direzione del mercato nel suo complesso (e quindi dell’S&P 500). In questo caso guardare al passato non è di grande aiuto; certo è che in due occasioni una situazione di scarsa ampiezza di mercato ha dato il via a importanti fasi ribassiste, precisamente lo scoppio della bolla delle dot.com nel 2000 e l’interruzione dell’impennata delle cosiddette società “Nifty-50” nel 1972. Tuttavia, spesso situazioni simili si sono risolte senza fuochi d’artificio e sono seguite performance positive. In altre parole: una scarsa ampiezza del mercato non prelude necessariamente a un netto calo dei corsi azionari.

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