Miglioramento del benessere sociale, risparmio di spesa pubblica e privata e un ritorno sociale di 2,07. A sostenerlo, i dati raccolti ed elaborati a seguito dell’esperienza di “Vivere Meglio”, il progetto promosso e finanziato da Enpap con borse lavoro per gli Iscritti Psicologi permettendo a più di 9.000 cittadini di usufruire di trattamenti psicologici gratuiti per ansia e depressione
Convegno Enpap, con la presentazione della valutazione di impatto sociale ed economica redatta da Triadi, spin-off del Politecnico di Milano, sui risultati della prima edizione del progetto “Vivere Meglio”.
«Questi risultati mostrano come intervenire in modo intenzionale e addizionale su problemi così diffusi, come ansia e depressione, rappresenti una scelta strategica per costruire una società più sostenibile. Non si tratta solo di supportare il benessere individuale attraverso la terapia, ma di generare benefici che si riflettono sull’intera collettività», dichiara Irene Bengo, Ceo di Triadi e professoressa associata del Politecnico di Milano. «I dati suggeriscono che i fattori sociali che influenzano la salute mentale, come lo status socio-economico, possono essere riequilibrati attraverso interventi tempestivi e mirati alle determinanti principali. È cruciale promuovere il benessere in tutti gli ambiti della vita, dal lavoro allo studio fino all’ambiente domestico, attraverso un approccio collaborativo», aggiungono Enrico Bellazzecca, Assistant Professor del Politecnico di Milano, e Gabriele Guzzetti, direttore di Triadi.
“Vivere Meglio” è un progetto promosso e finanziato da Enpap con borse lavoro per gli Psicologi iscritti all’Ente, e basato sul modello anglosassone Iapt (Improving Access to Psychological Therapies), che utilizza lo Stepped Care (modello di cura graduata). La prima edizione del 2022-2023 è stata destinata a tutti i residenti in Italia, permettendo a più di 9.000 persone di usufruire gratuitamente di terapie psicologiche per ansia e depressione. Tra i fruitori di “Vivere Meglio” il 75,9% sono donne e giovani, di cui circa il 67% con un’età compresa tra i 16 e i 34 anni. Il 57% del campione è celibe o nubile, il 12% ha riferito di convivere con una patologia cronica e l’11,5% è un caregiver che fornisce assistenza a uno o più familiari non autosufficienti a causa di una malattia, disabilità o anzianità. Chi si è rivelato più bisognoso di trattamenti psicologici più lunghi sono le persone con una condizione socio-economica più vulnerabile: sono a carico di altre persone e hanno un reddito inferiore a 1.000 euro mensili. Ragioni per cui, se non ci fosse stato un progetto come Vivere Meglio, non avrebbero potuto usufruire di servizi psicologici, che in Italia sono quasi esclusivamente a pagamento.
«Enpap è impegnata da anni a valorizzare i risultati economici prodotti dagli interventi psicologici. Con ‘Vivere Meglio’, l’Ente ha ‘investito’ 5 milioni di euro con la formula welfare in cambio di welfare: ha cioè erogato una borsa lavoro a 1.000 Iscritti in difficoltà con i loro percorsi di vita in cambio di prestazioni di consulenza o di psicoterapia ai cittadini del loro territorio. A questo ha affiancato una serie di servizi, necessari a rendere queste azioni altamente efficaci: in collaborazione con le Università ha costruito un Percorso Diagnostico e Terapeutico (Pdt) fortemente ancorato alla ricerca scientifica, e ha fornito aggiornamento professionale ai borsisti in linea con questo Pdt” spiega Felice Damiano Torricelli, psicologo psicoterapeuta e Presidente Enpap. «I risultati descrivono ‘Vivere Meglio’ come un prototipo altamente efficiente di intervento di psicologia accessibile, il cui bisogno è oggi evidente: Enpap registra, tra il pre e il post-pandemia (2018-2023), il doppio delle richieste di interventi psicologici agli psicologi liberi professionisti. Questa evoluzione rilancia il problema dell’accessibilità dei servizi di psicologia: alle prestazioni libero professionali tantissimi cittadini appartenenti alle fasce più fragili della popolazione non riescono ad accedere, soprattutto per motivi economici. Questo è il vero peccato: i disturbi psicologi, che interessano più del 20% della popolazione, rendono inaccessibili i talenti, la creatività, le intelligenze delle persone e, in questa fase di ricerca affannosa di risorse e di rilancio, questo spreco il nostro Paese non può permetterselo», fa notare Torricelli. «Ma ancora prima, questo rappresenta una limitazione del diritto alla salute e un’inaccettabile discriminazione di censo», aggiunge Paolo Michielin, psicologo psicoterapeuta, professore a contratto presso il Dipartimento di Psicologia Generale dell’Università degli Studi di Padova e operante presso lo Scup.