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Reshoring: molte imprese italiane hanno dovuto ripensare il proprio inserimento nelle catene globali del valore. Ne parliamo con Mario Pozza, Presidente di Assocamerestero

Nata alla fine degli anni ’80, Assocamerestero assiste le attività svolte dalle Camere di Commercio Italiane nel mondo, a sostegno dell’ internazionalizzazione delle Pmi e promozione del Made in Italy, puntando allo sviluppo organizzativo della rete camerale, alla diffusione  della conoscenza del network delle Ccie e allo sviluppo di partnership con i principali stakeholders italiani. 86 Camere in 63 Paesi,160 punti di assistenza e 20mila associati, sono i numeri che compongono la  rete delle Ccie, associazioni di imprenditori e professionisti, italiani e locali, ufficialmente riconosciute dallo Stato italiano. Abbiamo intervistato Mario Pozza, Presidente di Assocamerestero, per parlare dell’ultimo accordo stipulato con Simest svilupperemo azioni congiunte di promozione dei rispettivi servizi, presso le imprese” ma anche di mercati esteri e del reshoring delle imprese italiane “emerso in Italia e in Europa già prima della crisi pandemica e dei conflitti in atto”.

 Presidente, attraverso quali misure il protocollo d’intesa siglato da Assocamerestero con Simest supporterà le aziende italiane nei processi di crescita sui mercati esteri?

Con questo accordo vogliamo ampliare la platea di aziende che potranno beneficiare dell’assistenza delle Camere di Commercio Italiane all’Estero (Ccie) e dei prodotti Simest e incrementare così la propria competitività all’estero. Per fare questo, svilupperemo azioni congiunte di informazione e promozione dei rispettivi servizi presso le imprese – anche attraverso la realizzazione di specifici roadshow, in presenza e virtuali – e ci impegneremo a selezionare e assistere progetti imprenditoriali di interesse delle aziende italiane al fine di sostenerli anche finanziariamente con gli strumenti Simest e a monitorarne lo sviluppo.

Il fenomeno del «reshoring» era previsto come ondata di ritorno dopo gli anni di delocalizzazione delle imprese italiane oppure è un’azione forzata causata dalle crisi internazionali?

La tendenza al «reshoring» è emersa in Italia e in Europa già da prima che la crisi innescata dalla pandemia e aggravata dai conflitti in atto travolgessero le imprese. Non possiamo parlare di un vero e proprio trend. Certamente, anche a causa della situazione di forte criticità dei mercati internazionali, dovuta anche all’aggravarsi dei conflitti, molte imprese italiane hanno dovuto ripensare il proprio inserimento nelle catene globali del valore. In alcuni casi si sta preferendo di riavvicinare alla base gli impianti e le produzioni; in altri invece sta cambiando la geografia delle global value chain. La vera tendenza invece è quella di una sempre maggiore attenzione alla sostenibilità ambientale.

Per restare in tema di delocalizzazione meglio restare in Europa o andare ancora ad investire oltre confine?

Nel mondo c’è ancora tanta voglia di Italia e di Made in Italy. Senza dubbio le imprese che ancora stanno muovendo i primi passi all’estero possono trovare nei mercati più tradizionali – in primo luogo la Germania, gli Stati Uniti e la Francia – un porto sicuro, quasi un rifugio. Il proseguimento dell’incertezza internazionale, però, impone alle imprese più strutturate di accelerare l’ampliamento e la diversificazione dei mercati di sbocco per mantenere il livello competitivo delle nostre eccellenze: oggi, i Paesi del Golfo, India, Thailandia e Vietnam, ma anche Messico, Brasile e Croazia, si stanno rivelando opportunità sempre più concrete e significative per l’export italiano.

Assocamerestero è un punto di riferimento per gli imprenditori italiani sia in Italia che all’estero, attraverso la rete delle Camere di Commercio. Quali iniziative avete nel cassetto per il 2024?

Innanzitutto, rafforzare e sviluppare sempre più la collaborazione tra le Ccie e gli altri soggetti della promotion pubblica. Così come fatto con il recente accordo stipulato con Simest, stiamo approfondendo opportunità di collaborazione anche con gli altri soggetti di riferimento e continuiamo a lavorare in stretto raccordo con il Sistema Camerale italiano: sempre quest’anno, ad esempio, abbiamo siglato anche un accordo di collaborazione con l’Associazione Mirabilia – di cui fanno parte 21 Camere di Commercio italiane sede dei siti Unesco – al fine di valorizzare, con azioni specifiche, l’economia, i prodotti e la cultura dei territori italiani.

Nel 2024 è previsto, quindi, il rafforzamento delle alleanze?

Le Ccie stanno lavorando alla programmazione delle attività per il nuovo anno, che sarà presentato nel mese di febbraio, ma in generale possiamo già dire che per il 2024 prevediamo sicuramente di proseguire su questa linea volta alla costruzione e al rafforzamento delle alleanze, per aiutare le Pmi a pianificare e attuare una solida ed efficace strategia di business, ad individuare nuove opportunità di internazionalizzazione e a consolidare la propria presenza sui mercati esteri. Tutto questo continuando a focalizzare l’attenzione sui temi dell’innovazione, transizione digitale, sostenibilità, economia circolare e attrazione degli investimenti.

L.R.

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