Secondo i dati dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), nel 2023, in Italia sono stati prodotti 496 chilogrammi di rifiuti per ogni abitante (più di un chilogrammo al giorno per ogni abitante), per un totale di oltre 59 milioni di abitanti. Di questi, 331 chilogrammi per abitante sono stati raccolti separatamente e avviati a riciclo, la restante parte, pari in valore assoluto a più di 9, 7 milioni di tonnellate, sono rifiuti che per loro natura, non possono essere recuperati come materia e che in maniera virtuosa dovrebbero essere trattati in impianti di recupero energetico, i cosiddetti termovalorizzatori.
Queste cifre fanno capire quanto la termovalorizzazione non solo possa essere un asset strategico nella gestione dei rifiuti e nella produzione di energia, ma sia necessaria per la chiusura virtuosa del ciclo in ottica di economia circolare.
Nel nostro Paese sono operativi 36 termovalorizzatori con una concentrazione maggiore nel Nord Italia: 12 in Lombardia e 7 in Emilia-Romagna. Questi impianti trattano in totale poco meno di 3 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, rappresentando quasi il 75% dei rifiuti recuperati come energia nel Nord. Al Centro e al Sud sono presenti rispettivamente 5 e 6 impianti, che in totale gestiscono più di un milione e mezzo di tonnellate.
La strada da fare però è ancora lunga: per poter rispettare gli obiettivi fissati dall‘Unione Europea per il 2035 di riciclare almeno il 65% dei rifiuti e nel contempo di ridurre il ricorso alle discariche al di sotto del 10%, la termovalorizzazione rappresenta una soluzione imprescindibile. In questo contesto, dunque, risulta fondamentale per il sistema Paese colmare il gap impiantistico di termovalorizzazione nazionale.
La termovalorizzazione
La termovalorizzazione è il processo che trasforma quelli che comunemente consideriamo rifiuti non recuperabili come materia in una risorsa energetica e in questo senso è certamente una delle soluzioni più virtuose nella gestione dei rifiuti in ottica di economia circolare, in quanto i rifiuti vengono convertiti in energia contribuendo al fabbisogno energetico del Paese. In Italia, gli impianti di termovalorizzazione giocano un ruolo significativo nel bilancio energetico, fornendo elettricità e calore, e rappresentando un tassello fondamentale nella transizione energetica verso un sistema più sostenibile.
Termovalorizzazione e recupero di materia
Oltre alla produzione di energia, la termovalorizzazione consente anche il recupero di materia partendo dai residui di processo, per la maggior parte, dalla frazione non combustibile in essi contenuti, nonché dai residui derivanti dal trattamento fumi.
I primi, la maggior parte dei residui prodotti, sono inviati a recupero di materia, sia come materiali inerti da costruzione (ad esempio produzione di cemento e calcestruzzo), sia come metalli (ad esempio rame, alluminio, ferro) che altrimenti andrebbero persi.
Questo approccio favorisce un’economia circolare più efficiente, evitando lo spreco di risorse e riducendo la necessità di nuove materie prime.
Impatti ambientali e sostenibilità
La termovalorizzazione dei rifiuti presenta importanti vantaggi in termini di sostenibilità e tutela dell’ambiente, consentendo di risparmiare risorse energetiche, generare nuovo valore da restituire al territorio e contribuire al raggiungimento dell’obiettivo europeo di limitazione del ricorso alle discariche. Queste ultime, infatti, non solo occupano permanentemente ampi spazi, ma rappresentano anche una fonte di inquinamento a lungo termine, in quanto i rifiuti conferiti rilasciano gas climalteranti.
I termovalorizzatori moderni ovviamente rispettano standard ambientali rigorosi: i rifiuti da trattare sono controllati attraverso accurate procedure di ingresso e il sistema di monitoraggio garantisce il controllo continuo delle emissioni, mantenute ampiamente e costantemente al di sotto dei livelli stabiliti dalle più recenti norme di settore.
Non va nemmeno trascurato il fatto che il contributo energetico degli impianti di termovalorizzazione aiuta a compensare l’intermittenza delle fonti rinnovabili come il solare e l’eolico, garantendo una maggiore stabilità della rete elettrica.
E dove gli impianti sono allacciati con le reti teleriscaldamento permettono di avere una produzione di calore sicura eliminando le emissioni dovute alle caldaie domestiche.
Sfide e futuro della termovalorizzazione
Nonostante tutti i vantaggi visti finora, l’implementazione di nuovi impianti di termovalorizzazione incontra ancora diverse barriere. Una su tutte le resistenze dell’opinione pubblica, spesso legata a timori per la salute e per l’impatto ambientale, oltre ai costi elevati di costruzione e alle complesse procedure di autorizzazione per la loro realizzazione. Nonostante queste ritrosie, la ricerca tecnologica continua a sviluppare soluzioni per migliorare l’efficienza e la sostenibilità degli impianti. Tecnologie innovative, come i sistemi di cattura e stoccaggio del carbonio (Ccs), potrebbero ulteriormente ridurre le emissioni e aumentare l’accettabilità sociale di questi impianti.
Non è difficile immaginare che in un futuro non troppo lontano, la termovalorizzazione, grazie alla sua capacità di ridurre i rifiuti e di recuperare energia in maniera sostenibile, avrà un ruolo strategico nel mix energetico.
I termovalorizzatori rappresentano il connubio tra gestione sostenibile dei rifiuti e recupero energetico, trasformando un problema ambientale in una risorsa preziosa. Sebbene ci siano sfide da affrontare, come i costi iniziali e scarsa informazione dell’opinione pubblica, il loro contributo alla riduzione delle discariche e al soddisfacimento del fabbisogno energetico li rende una tecnologia indispensabile per il futuro. Bilanciare sviluppo economico e tutela ambientale è essenziale, e la termovalorizzazione offre una soluzione concreta e sostenibile in questa direzione.