Skip to content Skip to footer

“Ruolo della Turchia in chiave di “near shoring” e “re-shoring” delle catene del valore dall’Estremo oriente all’Europa”. Intervista con Giorgio Marrapodi, Ambasciatore d’Italia

Nel recente incontro del Premier Giorgia Meloni con il Presidente Recep Tayyip Erdoğan, a Istanbul, sono state trattate le questioni legate a Medio Oriente e Ucraina.  Ma si è discusso anche di relazioni economiche. Siamo i principali partner commerciali del Paese nell’area del Mediterraneo, puntiamo a raggiungere i 30 miliardi entro il 2030 e  Giorgia Meloni intende rafforzare i rapporti con la Turchia. Gli scambi bilaterali in ambito economico commerciale sono stati al centro dell’intervista con Giorgio Marrapodi, Ambasciatore d’Italia in Turchia. Diplomatico di carriera, prima di giungere ad Ankara, Marrapodi ha ricoperto numerosi incarichi di prestigio, a partire dal gennaio 2018.

Sono passati circa sette mesi dalla rielezione di Erdogan come presidente della Turchia e la politica economica è cambiata, anche in funzione delle dinamiche economiche interne. Che cosa sta avvenendo nel Paese per combattere l’inflazione galoppante?

La lotta all’inflazione – che ha raggiunto a fine 2023 circa il 65% – costituisce una priorità. Per affrontarla, la Banca centrale ha provveduto ad un netto aumento dei tassi di interesse (oggi al 45%). Tuttavia, il Paese vuole continuare a crescere, trainato dalle esportazioni, e per questo ha investito molto sull’aumento della produttività e mantiene una valuta molto competitiva, anche per riequilibrare la bilancia dei pagamenti che al momento è in deficit. Queste politiche al momento sembrano trovare il favore delle principali istituzioni finanziare e delle agenzie di rating.

 Il 2,7% degli Ide in Turchia proviene dall’Italia. Gli italiani continuano ad investire nel Paese?

La Turchia continua ad attrarre investimenti dall’Italia. Il Paese è dotato di un forte potenziale grazie a una manodopera giovane, sempre più specializzata e relativamente poco costosa. La Turchia dispone di una solida base manifatturiera e industriale e una rete di collegamenti interni in costante miglioramento, oltre ad aver creato delle c.d. “free trade zones” dotate di un regime fiscale agevolato. In questo contesto, la Turchia acquista una particolare importanza soprattutto in chiave di “near shoring” e “re-shoring” delle catene del valore dall’Estremo oriente all’Europa. Inoltre, grazie alla sua collocazione geografica e ai suoi collegamenti, costituisce potenzialmente un hub strategico per la penetrazione in nuovi mercati, quali quelli del Caucaso, dell’Asia Centrale e dell’Africa. Anche per questi motivi, gli investimenti dall’Italia hanno raggiunto a fine 2022 la cifra di 6 miliardi di euro. Non si tratta comunque di un rapporto a senso unico: anche gli investimenti dalla Turchia crescono ogni anno di più. Lo stock di Ide turchi in Italia ammontava a 695 milioni di euro nel 2022. Per quanto riguarda invece i flussi di Idedalla Turchia, sono in costante aumento.

 I conflitti internazionali hanno condizionato l’andamento delle relazioni economico commerciali fra Italia e Turchia?

Le maggiori crisi globali e regionali degli ultimi anni stanno avendo un impatto significativo anche in Turchia. Tuttavia, proprio in questo momento di grande instabilità ritengo che la Turchia costituisca uno stabile e affidabile partner commerciale per l’Italia. Nonostante le incertezze, il commercio tra Roma e Ankara non solo non si è ridotto, ma si è pure rafforzato, come registrato nel corso dell’incontro a Istanbul il 20 gennaio scorso tra il Presidente del Consiglio e il Presidente Erdogan.

Secondo i primi dati, nel 2023 l’interscambio tra i due Paesi è stato di più di 25 miliardi di euro, confermando l’Italia come primo partner commerciale della Turchia nell’area mediterraneo e secondo tra i Paesi dell’Unione europea. L’obiettivo è raggiungere presto i 30 miliardi di euro.  I dati dell’interscambio evidenziano a questo proposito l’elevato grado di interconnessione e complementarietà delle due economie e le opportunità che ne derivano per le aziende italiane.

Il tema delle energie rinnovabili è di grande attualità. Ci sono spazi per investimenti, in questo settore, per le imprese italiane?

La Turchia guarda con grandissima attenzione al tema della transizione verde. Il Paese dipende fortemente dalle importazioni di energia dall’estero, ma è allo stesso tempo dotato di un enorme potenziale soprattutto per quanto riguarda l’energia solare ed eolica.  Entro il 2030 è prevista l’adozione di una rete elettrica “verde”, mentre di recente il Paese ha istituito il “Türkiye Green Fund”, sostenuto da un prestito del valore di Usd 155 mln concesso dalla Banca Mondiale, dedicato alla riduzione delle emissioni e alla promozione di una trasformazione verde del settore privato turco.  In questo contesto, peraltro, la Turchia punta nei prossimi anni a divenire un vero e proprio “hub” energetico nella regione, sia per quanto riguarda gli idrocarburi che le energie rinnovabili. Le opportunità per le aziende italiane nel settore sono quindi notevoli, considerando anche l’ottima reputazione che queste hanno in Turchia grazie alla loro professionalità e qualità dei loro prodotti.  Si tratta di un elemento che cercheremo di valorizzare nel corso della Commissione congiunta economico-commerciale (Jetco), in via di calendarizzazione: un palcoscenico di altissimo livello per discutere anche di questi temi.

 Infine, Ambasciatore, il presidente Erdogan ha chiesto all’Ue di riaprire il dossier sulla candidatura della Turchia all’ Unione europea. A suo parere i tempi di dialogo si stanno accorciando?

L’Italia ha sempre sostenuto a livello comunitario il processo di adesione della Turchia all’Ue. Dopo alcuni anni, negli ultimi mesi il dialogo tra Ankara e Bruxelles si sta rafforzando: anche a seguito del Joint Report della Commissione e del Seae di fine novembre, ci sono i presupposti per condividere insieme un percorso che incida sul futuro delle relazioni bilaterali tra il Blocco e la Turchia.  Quasi metà del commercio turco è con Paesi europei, cifre simili negli investimenti. Vi sono ampi margini, attraverso il dialogo, per puntare a consolidare questo percorso.

Laura Rinaldi

Riproduzione riservata ©

Show CommentsClose Comments

Leave a comment

Potrebbe interessarti anche...