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Serbia, economia stabile e attrattiva per gli investitori

Pil in crescita del 3,9% nel 2024 in Serbia e previsione del 4,2% per il 2025. Il debito pubblico è sceso al 46,5% del Pil, mentre il Paese si sta trasformando in un hub strategico per il near-shoring, attirando investimenti dall’Europa, che punta a ridurre la dipendenza dalle catene di fornitura asiatiche. Nel 2024, gli investimenti diretti esteri (Ide) hanno oltrepassato i 5 miliardi di euro, confermando il forte interesse delle imprese internazionali. Inoltre, a ottobre 2024, l’agenzia di rating S&P Global Ratings ha migliorato il rating creditizio della Serbia a Bbb-, portando la Serbia al livello di investimento per la prima volta nella storia, lo scrive il Maeci in un approfondimento dedicato al Paese.

La Serbia ha superato la fase di attrazione basata su costi bassi e incentivi fiscali, puntando ora su investimenti ad alto valore aggiunto, in particolare nell’economia digitale. Fino a poco tempo fa, i principali fattori di attrattiva erano la posizione geografica strategica, la stabilità economica, la manodopera a basso costo e la competitività fiscale. Questo ha favorito per esempio lo sviluppo del settore automobilistico.

Oggi, il contesto è cambiato. Nel 2012, il Pil serbo era di 43,3 miliardi di dollari, il Pil pro capite di 6.000 dollari e la disoccupazione superava il 25%. Nel 2024, il Pil ha sfiorato gli 80 miliardi, quello pro capite è più che raddoppiato e la disoccupazione è scesa al minimo storico del 9%. La disponibilità di manodopera si è ridotta a causa della saturazione del mercato, del calo demografico e dell’emigrazione giovanile. Il salario minimo è aumentato dell’80% negli ultimi cinque anni e salirà a 457 euro nel 2025, mentre il salario medio netto è di circa 830 euro. Anche i costi dell’energia, dei generi alimentari e di altri fattori produttivi sono cresciuti sensibilmente.

Questa trasformazione ha portato la Serbia a orientarsi verso settori innovativi. Dal 2017, il Paese ha investito in intelligenza artificiale (Ai), start-up e servizi Ict. Ha istituito un Ufficio per l’e-government, creato quattro parchi scientifici e tecnologici (a Belgrado, Novi Sad, Niš e Čačak), costruito il Data Center di Kragujevac e fondato l’Istituto per l’Intelligenza Artificiale di Novi Sad.

Le aziende serbe sviluppano software per diversi settori – dall’agricoltura alla medicina, dal cloud al gaming – attirando investimenti.  Le esportazioni Ict sono passate da 375 milioni di euro nel 2012 a 3,44 miliardi nel 2023. Nei primi undici mesi del 2024 hanno raggiunto i 3,7 miliardi di euro, diventando la prima voce dell’export e contribuendo al 7% del Pil nazionale.

In questo settore la Serbia ha peraltro ottenuto riconoscimenti internazionali, come l’accordo con il World Economic Forum per ospitare a Belgrado il Centro regionale per la Quarta Rivoluzione Industriale e la presidenza di turno della Global Partnership for Ai. Con un piano di investimenti di 70 milioni di euro nei prossimi tre anni nell’Ai, il Paese punta a consolidare la propria leadership nel settore tech.

Oltre all’intelligenza artificiale, settori chiave per gli investimenti sono l’agri-tech, l’economia circolare e la transizione verde. La Serbia è il principale mercato agricolo dei Balcani occidentali, con oltre il 64% del territorio destinato all’agricoltura. L’industria alimentare è in espansione e il settore agricolo rappresenta l’11,9% del Pil. Il Paese è un grande esportatore di mais non Ogm e vanta un comparto di trasformazione alimentare con oltre 20.000 aziende, impiegando più di 120.000 persone.

Il settore frutticolo offre opportunità significative, con 238.000 ettari coltivati a frutteto e una produzione che include lamponi, mirtilli, mele e albicocche. Tuttavia, la trasformazione e la commercializzazione della frutta restano un punto debole, a causa della chiusura di impianti industriali. Per colmare questa lacuna, il governo serbo offre sovvenzioni per nuove piantagioni, aprendo spazi per investimenti italiani nella trasformazione alimentare, logistica del freddo e innovazione nel packaging.

Nel settore energetico, la Serbia ha bisogno di almeno 32 miliardi di euro di investimenti nei prossimi 25 anni per raggiungere la neutralità carbonica. Sebbene il carbone rappresenti ancora il 62% del mix energetico, il Paese sta accelerando la transizione verso le rinnovabili.

Per allinearsi agli obiettivi europei di emissioni zero entro il 2050, Belgrado ha adottato il Piano Integrato Nazionale per l’Energia e il Clima (Pnec), che prevede una riduzione delle emissioni del 40,3% entro il 2030 e un aumento della quota rinnovabile fino al 45%. Sono state introdotte riforme legislative, aste per 1.300 megawatt (Mw) di energie rinnovabili e investimenti per diversificare le fonti di approvvigionamento, come il nuovo interconnettore del gas con la Bulgaria e accordi con Azerbaigian e Romania.

Nel settore delle rinnovabili, la Serbia ha già connesso alla rete 607 Mw di energia eolica, con l’obiettivo di raggiungere 1,8 Gw entro il 2030. Il solare è in forte espansione con progetti come Solarina (150 Mw) e Agrosolar (660 Mw), destinato a diventare il più grande parco agrosolare d’Europa. L’idroelettrico, con 16 centrali per un totale di 3.015 Mw, continua a svolgere un ruolo chiave, con investimenti nella riqualificazione degli impianti esistenti e la costruzione di nuove strutture.

Inoltre, la Serbia ha revocato la moratoria sull’energia nucleare e ha avviato studi per lo sviluppo di reattori modulari di piccole dimensioni, valutando collaborazioni internazionali. Nel frattempo, ha lanciato il progetto pilota per l’idrogeno verde HyDSerbia. Sul fronte della sostenibilità, sono in corso iniziative per modernizzare la rete elettrica, incentivare i veicoli elettrici, migliorare l’efficienza energetica degli edifici e rafforzare la gestione dei rifiuti e la riforestazione.

Negli ultimi anni, la Serbia ha avviato un importante piano di modernizzazione delle infrastrutture per migliorare la connettività interna e favorire l’integrazione nei corridoi di trasporto europei. Il governo sta investendo in maniera significativa per potenziare la rete ferroviaria, le autostrade e i collegamenti logistici, offrendo così numerose opportunità per le aziende del settore delle costruzioni e dei trasporti.

Uno dei progetti più ambiziosi riguarda la rete ferroviaria ad alta velocità. La linea Belgrado-Budapest, finanziata dall’Unione Europea e dalla Cina, è uno dei cardini di questa trasformazione e punta a migliorare i collegamenti tra i Balcani e l’Europa centrale. Anche il trasporto pubblico è al centro dell’attenzione: Belgrado ha in programma la costruzione di una metropolitana, un progetto da 4,4 miliardi di euro che vedrà la partecipazione di aziende europee e asiatiche.

Le autostrade rappresentano un altro settore chiave per la crescita del Paese. L’espansione del Corridoio X, che attraversa la Serbia da nord a sud, è strategica per facilitare il commercio e il trasporto merci. Anche la logistica sta vivendo una forte espansione. La Serbia ha creato 15 zone franche che offrono vantaggi fiscali per le aziende che investono in infrastrutture industriali e logistiche. Inoltre, il governo intende potenziare i porti fluviali e le infrastrutture lungo il Danubio per migliorare il commercio.

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