Elevato grado di apertura al commercio internazionale e buona capacità di attrazione degli investimenti, l‘Ungheria, in Europa, fa la sua parte.
In aggiunta, i punti di forza che mette in campo il Paese sono concentrati su un clima aziendale favorevole, un sistema fiscale competitivo e manodopera qualificata. La tassazione agevola gli investitori, è in vigore, infatti, la flat corporate tax con un’aliquota del 9%, la più bassa in Europa e le imprese usufruiscono di una ridotta imposizione fiscale sul lavoro e sulle attività di ricerca e sviluppo, insieme alla possibilità di incentivi statali. L’Italia è ben radicata nel mercato ungherese con uno stock di Ide pari a 2,5 miliardi di euro e con oltre il 70% delle imprese registrata a Budapest che rappresenta il principale polo economico del Paese.
Da giugno 2021, Manuel Jacoangeli, è l’Ambasciatore d’Italia in Ungheria. Dopo aver intrapreso la carriera diplomatica nel 1989, Egli ha ricoperto diverse posizioni chiave nelle istituzioni nazionali e internazionali. All’ Ambasciatore Jacoangeli abbiamo chiesto qual è la sua percezione del mercato ungherese.
Il mercato ungherese, grazie alla sua posizione geografica, è una base logistica, di distribuzione e un gateway per l’accesso ai paesi Cee. Un luogo ideale per investire?
Con i suoi 190 centri e parchi industriali, l’Ungheria offre alle aziende un’infrastruttura logistica eccellente e in continuo sviluppo, in grado di raggiungere a breve raggio un mercato di circa 200 milioni di consumatori. Il Paese ha investito nelle infrastrutture di trasporto stradali e ferroviarie e nelle strutture per la movimentazione di merci per collegare i mercati di produzione e di consumo, traendo beneficio dalla loro incidenza sullo sviluppo economico e sociale del Paese. Come noto, investire all’estero cercando di mitigare i rischi presuppone una conoscenza approfondita delle dinamiche ambientali e competitive cui l’Ungheria non fa eccezione, sia per avviare relazioni per la commercializzazione di prodotti o servizi, che per le attività di produzione. Per qualsiasi investimento è sempre necessaria una corretta valutazione delle strategie di entrata sul mercato, per identificare all’origine problemi e opportunità nell’ambito del processo di espansione all’estero.
Il Paese ha un buon grado di apertura al commercio internazionale e capacità di attrazione degli investimenti. Gli italiani investono in Ungheria? In quali settori?
L’economia ungherese ha avuto negli ultimi anni una crescita molto dinamica, anche in ragione del cospicuo afflusso di investimenti diretti esteri favorito dalla posizione geografica del Paese, dalla stabilità politica, dal regime di tassazione agevolata sui profitti aziendali, dal sistema di sovvenzioni nazionale. La vicinanza con l’Italia ha giocato un ruolo molto importante per l’insediamento delle nostre imprese che attraverso il conferimento di capitali e tecnologia hanno dimostrato un forte interesse verso il mercato ungherese e contribuito allo sviluppo economico. I dati preliminari della Banca Centrale di Ungheria relativi allo scorso anno indicano uno stock degli Ide italiani di 2,5 miliardi di Euro. Il valore relativamente basso è legato prevalentemente alle dimensioni delle nostre imprese, per lo più Pmi. Inoltre, molte società italiane investono in Ungheria tramite filiali registrate all’estero. Le attività economiche in cui si concentrano gli investimenti italiani riguardano principalmente il commercio all’ingrosso e al dettaglio, le attività immobiliari, il comparto manifatturiero e le attività professionali, scientifiche e tecniche.
La positiva percezione del “Made in Italy” offre margini per incrementare le relazioni economiche tra l’Italia e l’Ungheria?
L’immagine dell’Italia è profondamente radicata in questo Paese, grazie al nostro patrimonio artistico e culturale, alle bellezze naturalistiche e al “Made in Italy”, e ciò può sicuramente contribuire ad incrementare le nostre relazioni economiche. L’Italia è uno tra i principali partner commerciali del Paese e le previsioni per l’Ungheria indicano per il prossimo anno una ripresa dell’attività produttiva, dei consumi e degli investimenti, che dovrebbero favorire il consolidamento delle nostre quote di mercato ed una possibile crescita delle esportazioni italiane. Per rafforzare ulteriormente le relazioni bilaterali, i nostri obiettivi strutturali in campo economico e commerciale continueranno a concentrarsi sulla promozione dell’Italia e del “Made in Italy” attraverso la realizzazione di iniziative a sostegno dell’export e della attivazione dei processi di internazionalizzazione delle nostre imprese, con l’obiettivo di favorire una conoscenza ancor più approfondita del tessuto industrial-produttivo del nostro Paese e di migliorare gli scambi commerciali.
L’Ungheria ha fatto riforme radicali per cambiare il Paese e oggi i risultati si vedono. Qual è la Sua visione del mercato ungherese?
Le riforme attuate dal Paese, accompagnate da interventi di politica fiscale e monetaria, hanno favorito gli investimenti e la crescita del sistema economico ungherese. Le attuali sfide per rendere più resilienti le economie dei Paesi Ue impongono tuttavia una rinnovata attenzione sulle riforme strutturali, necessarie per garantire la ripresa della crescita. Il mercato ungherese è solido e potrebbe trarre ulteriori benefici dallo sviluppo economico delle regioni in cui si registra una minor crescita. Le previste riforme ed investimenti, finalizzate a rafforzare il sistema di istruzione e la formazione professionale e la conseguente offerta di lavoro qualificato sul mercato, potrebbero sicuramente contribuire al processo di sviluppo delle regioni, già favorito dagli incentivi finanziari che il Paese assicura ai progetti di investimento e alle attività di ricerca e sviluppo delle imprese. Un ulteriore vantaggio per incrementare la competitività dell’economia e l’attrattività di questo mercato sarebbe a mio avviso rappresentato da un quadro normativo più prevedibile e favorevole per le imprese che consentirebbe di contenere i costi delle attività e di favorire la loro crescita.
Come è percepita l’industria green nel Paese?
In Ungheria l’industria “green” è ben percepita. Il Paese è impegnato a creare un ambiente favorevole per le imprese e persegue, attraverso le proprie strategie di sviluppo, il raggiungimento della neutralità climatica netta entro il 2050. La relativa legge in vigore dal 2020 stabilisce inoltre la riduzione delle emissioni di Co2 del 40% entro il 2030 e l’aumento della quota di fonti energetiche rinnovabili al 21%. La recente approvazione a fine luglio scorso del piano ungherese di 2,3 miliardi di Euro da parte della Commissione europea, operata nell’ambito del quadro temporaneo per gli aiuti di Stato per accelerare la transizione verde, consentirà al Paese di promuovere il processo verso un’economia a zero emissioni, lo sviluppo e gli investimenti in determinate attività economiche, in linea con il piano industriale del “Green Deal”. Un ulteriore impulso allo sviluppo dell’industria “green” potrebbe derivare dall’erogazione dei fondi destinati al Paese, nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza approvato a fine 2022, al momento vincolata all’attuazione di alcune specifiche misure richieste dalle istituzioni europee. La transizione verde è un’area chiave del Piano in quanto prevede una vasta gamma di riforme e investimenti che dovrebbero contribuire a rafforzare la competitività dell’industria ungherese.
Laura Rinaldi
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