Dal Rapporto Almalaurea 2024, il Consorzio Interuniversitario che ha analizzato circa 660 mila laureati di 78 università, emerge un quadro positivo sui dati occupazionali dell’Università Statale di Milano: il 78% dei laureati con un titolo triennale e il 79,6%, dei laureati a ciclo unico o con laurea magistrale ha trovato lavoro a un anno dalla laurea, superando le rispettive medie nazionali del 74,1% e del 75% .
La percentuale di occupati fra i laureati dell’Università Statale di Milano è superiore rispetto alla media nazionale.
Per quel che riguarda l’Università degli Studi di Milano, l’indagine ha preso in esame 20.812 laureati.
I dati si concentrano sull’analisi delle performance dei laureati di primo e di secondo livello usciti nel 2022 e intervistati a un anno dal titolo e su quelle dei laureati di secondo livello (lauree magistrali e a ciclo unico) usciti nel 2018 e intervistati dopo cinque anni.
Per i laureati triennali (mai iscritti a un corso successivo) il tasso di occupazione a un anno dalla laurea è del 78% (il tasso nazionale è del 74,1%), mentre quello di disoccupazione è del 6,7%. Il contratto di lavoro è a tempo indeterminato per il 33,6%, determinato per il 24,1%, mentre un 14% svolge attività in proprio. La retribuzione in media è di 1.425 euro mensili netti (mentre la retribuzione media nazionale è di 1.385 euro).
Per i laureati di secondo livello a un anno dalla laurea l’occupazione è del 79,6% (media nazionale il 75%). Di questi il 22,1% degli occupati può contare su un contratto a tempo indeterminato, il 22,1% a tempo determinato e un 9,1% svolge un’attività in proprio. La retribuzione è in media di 1.436 euro mensili netti: 1.413 euro per i magistrali biennali e 1.495 euro per i magistrali a ciclo unico (nazionale 1.432 euro).
A cinque anni dalla laurea di secondo livello il tasso di occupazione sale all’ 88,3% (media nazionale 88,2 %). I contratti a tempo indeterminato sono il 50%, a tempo determinato il 13,3%, mentre a svolgere un’attività in proprio è il 16,4%. Sale anche la retribuzione media, arrivando a 1.792 euro mensili netti: 1.724 per i magistrali biennali e 1.906 per i magistrali a ciclo unico (1.768 euro la media nazionale).
Agli intervistati è anche stato chiesto se il titolo di studio serve nel lavoro che svolgono. Il 61,6% degli occupati con laurea triennale ha risposto che il titolo è molto efficace o efficace.
Tra gli occupati con laurea di secondo livello a un anno dall’uscita dall’università è il 70% a ritenere la laurea molto efficace o efficace per il lavoro. Ma dopo cinque anni a rispondere che il titolo ottenuto è molto efficace o efficace è il 74,1% degli occupati (il 65,7% tra i magistrali biennali e l’87,8% tra i magistrali a ciclo unico).
Il 63,9% dei laureati è inserito nel settore privato, mentre il 33,6% nel pubblico; il 2,4% lavora nel non-profit. L’ambito dei servizi assorbe l’82,0%, mentre l’industria accoglie il 16,2% degli occupati; 1,5% la quota di chi lavora nel settore dell’agricoltura.
“Sono dati che confermano, senza mezzi termini, la bontà della strada intrapresa, da tempo, dalla ‘Statale’ che, oltre a promuovere la sua missione tesa a garantire il diritto allo studio, sta adattando, sempre di più, la propria attività didattica e di placement alle esigenze contemporanee del mercato del lavoro. Si tratta di un impegno che proseguirà, naturalmente, nei prossimi anni: siamo, del resto, consapevoli dei cambiamenti progressivi che investono il tema dell’occupazione e il nostro compito è anche quello di interpretarli per promuovere attività mirate conseguenti a beneficio della comunità studentesca. L’avvento delle transizioni digitale ed ecologica, le cosiddette twin transition, richiedono, oggi, alle nostre organizzazioni, siano esse profit o non profit, un forte adeguamento delle competenze finalizzato a condurre in porto queste due grandi sfide. La nostra università, in questo scenario, continuerà a fare la propria parte: il nostro obiettivo è quello di ridurre il mismatch tra domanda e offerta di lavoro nel dialogo con le imprese, contribuendo a generare capitale umano in grado di guidare il mutamento e a consentire a studentesse e studenti di essere protagonisti nel mercato del lavoro. Un approccio ‘anticiclico’ che, siamo certi, ci aiuterà a proiettare i professionisti del futuro oltre questa difficile congiuntura economica” commenta Marina Brambilla, Prorettrice ai servizi per la didattica e agli studenti dell’Università degli Studi di Milano.