Dal Canada al Messico passando per Cina ed Europa, i dazi di Trump non risparmiano nessuno. Mentre è ufficiale il congelamento, per un mese, dei dazi nei confronti di Messico e Canada, arrivano le reazioni delle altre nazioni coinvolte nel ciclone Trump.
La Cina
Risposta cinese ai dazi del 10% a tutte le importazioni made in China, con un pacchetto di misure che prendono di mira il carbone e il gas naturale liquefatto (Gnl), con aliquote del 15%, più un’ulteriore tariffa del 10% su petrolio, attrezzature agricole e alcune automobili.
Pechino ha inoltre dichiarato di aver presentato un reclamo all’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) “per difendere i suoi legittimi diritti e interessi” in risposta all’aumento delle tariffe unilaterali americane.
Con Pechino Trump ha deciso di procedere, pur anticipando l’esistenza di trattative in corso. Si prevede che Trump parlerà con il presidente cinese Xi Jinping nei prossimi giorni.
L’Europa
Il surplus commerciale a favore dell’Unione Europea è pari a 157 miliardi di euro.
Per quanto riguarda il rapporto Ue con gli Usa “le guerre commerciali non giovano a nessuno e la nostra prima priorità deve essere quella di evitarne una, perché una situazione in cui si perde non giova a nessuno. Naturalmente, anche l’Europa è preparata a qualsiasi risultato e parleremo da una posizione di forza, mettendoci tutti insieme”, lo dice la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola.
L’Italia
Meloni invita alla calma: “Donald è negoziatore, e lo sta dimostrando” e aggiunge “Si può trattare, non muoviamoci in modo scomposto”. La nostra premier si è posta l’obiettivo di far da ‘ponte’ tra Bruxelles e Washington.
Giorgia Meloni al Consiglio informale Ue ha invitato gli altri leader a trattare con Trump. Se Francia e Germania ritengono che bisogna “Rispondere a Trump con le sue stesse armi”, Giorgia Meloni è convinta che bisogna trattare.
La guerra commerciale non conviene a nessuno, è l’avvertimento che si leva da ogni sponda del continente, e il vicepremier Antonio Tajani assicura la centralità dell’Italia nell’essere “il miglior ambasciatore Ue nel dialogo con Washington”.
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