Intervista a Giuseppe Cavagna, ambasciatore d’Italia in Slovenia
Roma e Lubiana hanno una cooperazione diversificata che varia dagli scambi economici al settore militare e di polizia con una interazione non solo tra le istituzioni ma anche tra sistemi produttivi, organizzazioni accademiche, culturali e scientifiche.
Gli incontri istituzionali a Lubiana del Ministro Tajani, nel 2023, la prima visita ufficiale a Roma della Presidente della Repubblica di Slovenia, Nataša Pirc Musar, a dicembre 2024, e i colloqui con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, hanno rilanciato in maniera significativa le relazioni bilaterali tra Italia e Slovenia. Nella nostra intervista con l’Ambasciatore Giuseppe Cavagna, abbiamo toccato i temi dei rapporti fra i nostri due Paesi.
Ambasciatore, Nova Gorica e Gorizia, Capitali Europee della Cultura 2025, un impulso alle relazioni bilaterali?
Indubbiamente le relazioni bilaterali tra Italia e Slovenia, già ottime, non potranno che giovarsi di questo ulteriore stimolo. Quando parliamo di Nova Gorica e Gorizia, riconosciute come prima Capitale congiunta e transfrontaliera della Cultura europea, parliamo di qualcosa di più profondo, e direi di unico. Siamo davanti all’esempio di una collaborazione che trascende il confine, trasformandolo da linea di divisione a luogo di incontro e di scambio, e che opera per rafforzare un tessuto umano che si arricchisce nella diversità e costruisce – su un passato duro e difficile – ponti diretti verso un futuro comune. Siamo, in altre parole, davanti al concreto tentativo di realizzare il “grande sogno” di due città, una nata in contrapposizione e sostituzione all’altra, che progressivamente apprendono a vivere insieme e a divenire, per quanto possibile, “una” città.
Il sistema Italia è ben radicato nel Paese. Quali sono i numeri della nostra presenza commerciale e industriale in Slovenia?
La Slovenia è un partner economico-commerciale significativo per l’Italia. Nonostante le dimensioni contenute del mercato interno sloveno, l’interscambio con l’Italia si situa da alcuni anni ben al di sopra della soglia simbolica dei dieci miliardi di euro, e la Slovenia è – in maniera netta – il principale partner dell’Italia nell’area dell’ex Jugoslavia e Albania. Attualmente il nostro Paese è il terzo partner commerciale della Slovenia, dopo Svizzera e Germania, e il quinto fornitore, con una quota di mercato dell’8,4%.
Gli investimenti italiani in Slovenia sono rilevanti, soprattutto nei settori finanziario (in particolare banche e assicurazioni), manifatturiero ed energetico. La quota di investimenti diretti italiani nel Paese ammontava, nel 2023, ad una cifra tra gli 1,5 ed i 2 miliardi di euro, ponendo l’Italia al quinto posto nella graduatoria degli investitori esteri. Partendo da queste buone posizioni ricerchiamo ulteriori spazi di crescita, ancorché consci della notevole concorrenza in un mercato ormai maturo e pienamente integrato.
Il Paese dispone di materie prime in tema di energia, un’opportunità per i nostri imprenditori?
La quota delle fonti rinnovabili nella produzione di energia mostra, in Slovenia, un grande potenziale di sviluppo. Il Governo sloveno ha aggiornato nel 2024 il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima, che stabilisce obiettivi ambiziosi per il 2030, tra cui la riduzione delle emissioni di gas serra del 55% entro il 2033, l’aumento dell’indipendenza energetica e l’accelerazione della transizione verso fonti di energia rinnovabili.
In tale quadro per l’industria italiana vi sono indubbie opportunità nello sviluppo di fonti rinnovabili, nella progettazione e installazione di impianti, nella vendita di tecnologie idroelettriche e nucleari e nella smart specialisation e-mobility. Degno di nota il progetto “North Adriatic Hydrogen Valley”, finanziato dal programma Horizon, che coinvolge la Regione Friuli-Venezia Giulia, la Slovenia e la Croazia e mira a sviluppare soluzioni e tecnologie per l’uso su larga scala dell’idrogeno come fonte energetica, contribuendo a un’economia pulita e sostenibile. Aziende e istituzioni italiane e slovene collaboreranno per realizzare questo progetto nei prossimi sei anni.
Comunità autoctone, parliamo di cittadini sloveni di radici italiane, di lingua madre italiana, che cosa ci può dire su questa realtà?
La Comunità Nazionale Italiana in Slovenia – Comunità Autoctona, il cui rilievo è debitamente e giustamente riconosciuto dalla stessa Costituzione slovena – ha radici antiche e solide, ed al contempo è immersa nella contemporaneità, aperta al cambiamento e in grado di mantenersi al passo con i tempi. Si tratta di un prezioso fattore di arricchimento, di cui si avvantaggiano sia la Slovenia – perché un Paese che ospita e riconosce minoranze prospere e ben integrate è un Paese più vario e più ricco – sia l’Italia, che usufruisce della instancabile opera della Comunità volta a conservare e diffondere la nostra lingua e la nostra cultura. Si tratta di un’attività meritoria, cui tante persone dedicano parte importante del loro tempo e della loro vita, con passione e altruismo. Reputo inoltre di grande importanza i rapporti positivi e stretti ed i progetti comuni che collegano la Comunità Nazionale Italiana in Slovenia alla comunità di lingua slovena in Italia. Entrambe queste comunità, che il Presidente della Repubblica Mattarella ha definito “avamposti di amicizia”, sono tessitrici di una trama preziosa che collega sempre di più i nostri due Paesi.
Si è celebrato da poco, in Italia, il Giorno del Ricordo e le memorie vanno preservate. Italia e Slovenia sono riuscite a costruire un percorso comune?
Il Giorno del Ricordo risponde ad un’esigenza. È infatti necessario preservare il ricordo del passato, preservare la memoria di ciò che è stato, dei drammi che hanno contraddistinto da un lato e dall’altro questo confine. Preservare la memoria è doveroso nei confronti delle vittime, dei loro parenti, di chi ha sofferto, ed è doveroso anche nei confronti di noi stessi, chiamati ad apprendere il passato per poter evitare di ripeterne gli errori. In questo quadro occorre – credo – accettare la difficoltà di giungere ad una memoria condivisa, perché le memorie sono personali; occorre al contempo accettare che possano esservi memorie diverse, e cercare di riconoscere la memoria altrui.
Italia e Slovenia hanno compiuto in questi ultimi anni un percorso importante e profondo, propiziato dalle massime Autorità dei due Paesi, a partire dallo stesso Presidente della Repubblica Mattarella e dall’ex Presidente sloveno Pahor. Un percorso che, partendo da un riconoscimento reciproco, e basandosi sull’impegno e sugli sforzi di tanti, ha consentito di porre l’accento su un futuro condiviso nell’ambito della comune casa europea. Il “grande sogno” di Nova Gorica e Gorizia trova le proprie basi in questo percorso, e ne rappresenta uno dei primi, preziosi frutti.
A.C.
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