Luca Franchetti Pardo, Commendatore all’Ordine al Merito della Repubblica d’Italia, fa il suo ingresso nella carriera diplomatica nel 1989. Numerosi incarichi alla Farnesina, nelle sedi diplomatiche italiane all’estero e a Bruxelles hanno plasmato il suo percorso professionale nella diplomazia. Dal 2023 è Ambasciatore d’Italia in Polonia.
“Sin dai miei primi giorni a Varsavia ho potuto toccare con mano l’intensità delle relazioni bilaterali, così come l’energia ed il dinamismo di una collettività italiana vibrante e bene integrata nel tessuto economico e culturale di questo Paese”- ha dichiarato il diplomatico– e, con l’Ambasciatore d’Italia, nella nostra intervista, abbiamo affrontato il tema delle relazioni economiche Italia-Polonia con particolare riferimento ai settori prioritari che possono essere interessanti per gli investimenti delle imprese italiane.
Il recente incontro a Roma del Ministro Tajani con l’omologo Sikorsi e la visita a Varsavia del Vice Ministro Cirielli hanno confermato l’eccellente stato delle relazioni bilaterali italo-polacche. Sotto l’aspetto economico-commerciale ci sono ulteriori margini di sviluppo?
Nei recenti incontri da voi citati un’importante tema sono state anche le relazioni economico-commerciali vista la rilevanza che questi ricoprono per Italia e Polonia.
A titolo esemplificativo, secondo l’Istat, nel 2023 lo scambio ha raggiunto i 35.8 miliardi di euro, in rialzo di circa il 4% rispetto all’anno prima, con un surplus di 3,7 mld a favore dell’Italia. Tra i Paesi Ue, l’Italia è risultato il 3° partner commerciale e il 2° fornitore polacco.
Le relazioni economico-commerciali, già molto mature e articolate, presentano un potenziale di ulteriore sviluppo, anche sulla scia di un rapporto di profonda amicizia, conoscenza e apprezzamento che lega i due popoli.
La Polonia è peraltro una delle economie più dinamiche d’Europa, con un mercato di 38 milioni di persone, una crescita economica sostenuta e fondamentali solidi. La Banca Centrale Polacca prevede una crescita del Piil superiore al 3% sia quest’anno che nel 2025, anche grazie a una tendenza dei consumi molto vivace.
A ciò si aggiungono ulteriori fattori di stimolo alla crescita: mi riferisco ai 75 miliardi di euro di finanziamenti comunitari per il periodo 2021-2027 e ai 58 miliardi di euro del Pnrr polacco recentemente sbloccati dalla Commissione europea, che contribuiranno a sostenere gli investimenti.
Infine, la posizione geografica della Polonia le permette di essere un hub logistico fondamentale anche in vista della ricostruzione dell’Ucraina, nella quale l’Italia – che nel 2025 ospiterà la Ukraine Recovery Conference – intende giocare un ruolo di primo piano. Il nostro paese è stato infatti sin dal principio al fianco di Kiev e del popolo ucraino con un forte sostegno a livello politico, militare, finanziario e umanitario.
La Zes polacca assieme a qualità della forza lavoro, basso livello burocratico e infrastrutture ben sviluppate, fanno sì che in Polonia si concentri il 25% del capitale investito da società estere in tutta l’Europa centro-orientale. L’Italia che ruolo occupa?
La Polonia continua a essere percepita dagli investitori come un paese a elevato potenziale, che presenta un ambiente economico favorevole agli affari.
Nell’attuale congiuntura geopolitica, Varsavia ambisce a diventare uno dei principali beneficiari del fenomeno di riorganizzazione delle catene di approvvigionamento e di cosidetto “nearshoring”, e questo può interessare anche le nostre imprese.
Dal punto di vista degli investimenti, in Polonia operano circa 2600 società italiane che, secondo la Camera di Commercio italiana in Polonia, impiegano circa 100.000 addetti. Tra essi vi sono grandi gruppi ma anche piccole e medie imprese. Secondo i dati del Comitato Statistico Nazionale polacco, nel 2022 l’Italia era il 6° Paese per numero di aziende controllate in Polonia.
Gli operatori economici polacchi riconoscono la capacità d’innovazione, le elevate competenze e anche la creatività del nostro sistema imprenditoriale, e questo contribuisce a creare un terreno fertile per la collaborazione economica bilaterale.
La Polonia vuole sviluppare intensamente il suo programma nucleare che prevede la messa in funzione della prima unità nucleare su larga scala nel 2033, ci sono ulteriori opportunità di investimento, nel Paese, per le imprese italiane del settore energetico?
Il settore dell’energia è sicuramente uno di quelli in cui vi sono rilevanti opportunità d’investimento. La politica energetica del Governo prevede investimenti consistenti per lo sviluppo di fonti di energia rinnovabile, unitamente a un ambizioso programma nucleare, in grado di accompagnare la transizione verde.
Al pari di altri paesi Ue, la Polonia intende diversificare le fonti energetiche e modernizzare i propri sistemi di generazione e distribuzione dell’elettricità, e ciò crea sicuramente opportunità per le nostre imprese.
Dal nucleare alle rinnovabili, passando per l’elettromoblità, l’Italia ha infatti filiere all’avanguardia, capaci di contribuire alla transizione e alla sicurezza energetica polacca ed europea.
Cooperazione con il continente africano nell’ambito del Piano Mattei e prospettive europee dei Balcani occidentali, quali sinergie tra Italia e Polonia?
L’Africa e i Balcani Occidentali sono aree geografiche prioritarie per la politica estera italiana, alle quali anche Varsavia guarda con crescente attenzione.
La Polonia riconosce e apprezza la conoscenza che l’Italia ha del continente africano, nonché la nostra diffusa presenza, sia a livello istituzionale che economico. Il Piano Mattei offre un paradigma nuovo di cooperazione con i Paesi africani e ritengo che entro questa cornice vi possano essere opportunità di collaborazione e triangolazioni anche con la Polonia.
Anche rispetto ai Balcani Occidentali vi sono notevoli punti di contatto nelle posizioni dei due Paesi, per esempio in termini di sostegno all’adesione all’Unione europea. L’attenzione alla regione e alle prospettive di allargamento dovrebbe rimanere elevata nel corso del semestre di Presidenza polacca del Consiglio Ue, da gennaio a giugno 2025.
Anche in questo caso, la geografia, una comune sensibilità e gli interessi economici possono spingere le imprese italiane e polacche a collaborare, per esempio attraverso joint-ventures, per rafforzare la propria presenza sui mercati dei Paesi dei Balcani Occidentali.
Giorgio Locatelli
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